2008-05-11
di MANUELA D’ANGELO
— MASSA —
NON C’È PACE per i parrocchiani del Sacro Cuore, lo stabile che fu il primo orfanotrofio femminile della città, poi ricovero in tempo di guerra, tutelato negli anni Settanta dal vescovo monsignor Aldo Forzoni che vi creò al suo interno la parrocchia S. Vincenzo De Paoli e che oggi i fedeli vorrebbero santo, con 5000 firme raccolte per la sua beatificazione. Il caso della trasformazione del Sacro Cuore arriverà fino alla conoscenza del Papa, da cui i parrocchiani, oltre 300 fedeli, si recheranno l’11 giugno assieme ad una fitta documentazione sulla vicenda.

I FATTI parlano chiaro: dopo che la diocesi decise di trasformare il complesso in un campus post-universitario per giovani di tutta Europa, i parrocchiani hanno perso la chiesa, il parroco, i loro spazi di preghiera, il loro luogo di culto; oggi, ci raccontano, sono costretti a chiedere ospitalità nelle varie parrocchie circostanti, prima fra tutte quella di S. Giuseppe Vecchio a cui la S. Vincenzo De Paoli fu accorpata qualche tempo fa, proprio per venire incontro alle esigenze dei fedeli che si recavano al Sacro Cuore alla messa e che avevano costituito importanti gruppi di preghiera, come quello della Comunità Regina della Pace, sotto la direzione di don Daniele Ferrari. «Ci faremo conoscere dal Papa — ci dice una delle parrocchiane — e poi chiederemo un appoggio, per noi e per il nostro parroco, che oggi vive ospitato in un appartamento, concessogli da una famiglia di bravi cristiani che non gli chiede l’affitto». L’intervento riguardò anche il parroco don Daniele, che pare sia stato costretto a lasciare la casina canonica all’interno del grande parco in cui viveva da 30 anni e in cui pare verrà trasferita una casa-famiglia che adesso ha sede a Turano. I parrocchiani sono decisi a far conoscere al Vaticano i loro disagi. Presumono anche che il complesso sia stato venduto ad un imprenditore fiorentino e che questi in un prossimo futuro lo possa trasformare in una casa per ferie; se così fosse, sottolineano i fedeli, il beneficio della vendita, visto che si tratta di una proprietà della diocesi, dovrebbe ricadere sui parrocchiani stessi e non metterli in difficoltà. Inoltre la Comunità Regina per la Pace chiede chiarezza sul caso di don Daniele, il quale dice messa e neanche sempre, alla S. Giuseppe Vecchio, il cui parroco ufficiale, dopo l’accorpamento, è rimasto don Danilo Vita, con don Daniele vice. Increduli di fronte al fatto che il Sacro Cuore possa trasformarsi in un campus o in una residenza estiva, i parrocchiani in questi mesi hanno cercato, senza riuscirvi, di vedere carte e documenti che attestassero la cessione del bene e le motivazioni della presunta vendita, vendita che il vescovo, monsignor Eugenio Binini, ha più volte smentito. I parrocchiani sono stati ricevuti dallo stesso monsignor Binini, ma giudicano le sue risposte non del tutto esaustive. «Non sappiamo dove andare a pregare — ci racconta un’altra parrocchiana — : a volte alle Villette, altre a S. Domenichino, insomma dove troviamo ospitalità per i nostri incontri settimanali. Non vogliamo accusare nessuno, ma l’impressione è che in questa operazione si sia tenuto conto di questioni economiche: invece avremmo voluto che si pensasse anche alle realtà spirituali che vi facevano riferimento».

LO STATO del Sacro Cuore oggi è un cantiere aperto, che vale milioni di euro. La chiesa esiste ancora, con panche ammassate, sporcizia e polvere, mentre il Santissimo è stato trasferito a S. Giuseppe Vecchio. In passato fu promesso ai fedeli che la chiesa sarebbe rimasta all’interno del complesso, assieme alla parrocchia, e che sarebbe rientrato il parroco: così i fedeli ora si chiedono «cosa ci sia che non vada in don Daniele e perchè non possa tornare nella sua casa di sempre. E a giudicare dai lavori, siamo pessimisti sul fatto che la parrocchia possa tornare ad esistere». La trasformazione del Sacro Cuore preoccupa anche gli albergatori, costretti a fare i conti con stagioni sempre più corte e che temono l’impatto dell’eventuale concorrenza di altri complessi per le vacanze. Intanto, la diocesi ricorda che la ristrutturazione costerà alla Fondazione Orfanotrofio femminile Sacro Cuore circa 6 milioni di euro. Il complesso, ci aveva detto nei mesi scorsi monsignor Binini, «tornerà ad essere un centro d’accoglienza per giovani e gruppi parrocchiali e ospiterà convegni e incontri culturali. Ma la nostra intenzione è ancora più ambiziosa. In progetto abbiamo infatti la creazione di un centro di formazione che si chiamerà ‘Campus Leonardo’ e dove i ragazzi usciti dalle scuole superiori e dall’università potranno trovare spazi e opportunità di crescita spirituale e professionale».