Addio al sommergibilista Tosi. Era un'icona della città per i suoi tuffi di Capodanno dal pontile

Il saluto dei Marinai: in gioventù era scampato all’affondamento del «Settembrini» / TRAGICO SCONTRO, MUORE CICLISTA

DOLORE  Salvatore Tosi

DOLORE Salvatore Tosi

Massa, 3 maggio 2015 -  E’ MORTO giovedì 30 aprile, a causa di un incidente stradale: è stato tamponato da un’auto mentre si recava, come spesso usava fare, a vedere il mare, sua grande passione e immutato amore. Salvatore Tosi, classe 1923, sommergibilista, timoniere e superstite del “Settembrini” affondato nell’Atlantico nel 1944, iscritto al Gruppo della Associazione Nazionale Marinai d’Italia di Massa dal 1994, è salpato per l’ultima missione. E proprio dall’Anmi arriva un affettuoso ricordo di questo noventaduenne che, nonostante l’età aveva un fisico integro ed invidiabile e viveva la sua età con semplicità e attaccamento alle cerimonie di commemorazione ai caduti del mare. «Lo ricordiamo – racconta a nome di tutti i soci il presidente dell’Anmi di Massa, Giampiero Bertipagani – con quella autorevole volontà nel non lasciare in altre mani la corona di alloro con il nastro tricolore da abbandonare ai flutti e, forse, i più lo ricordano per il saluto che fino a pochi anni or sono compiva nel tuffarsi dal pontile di Marina di Massa a Capodanno, gesto di buon augurio e di ammirazione per il suo carattere di umile servitore del mare». In tanti in città sono rimasti scossi per la scomparsa di Salvatore Tosi. Lo ricordiamo – prosegue Bertipagani – quando ci raccontava della vita marinara in profondità e delle sue azioni che mettevano in luce il temperamento di altruista e scaltro e agile nuotatore ed il coraggio non disgiunto da un notevole spirito di sacrificio, per non dire dell’orgoglio che dimostrava nell’esibire sul petto gli attestati e le riconoscenze guadagnate nell’ultimo conflitto mondiale ma soprattutto nel portare con fierezza e entusiasmo il “delfino” argenteo, simbolo dei sommergibilisti». Ebbene, questa famiglia di marinai, in navigazione, sono portatori di caratteristiche particolari con un rapporto tra colleghi e uno stile di vita preciso, assai scomodo e con una distanza ridotta tra tutti i livelli gerarchici, uniti nel loro destino. Salvatore era uno di loro e, conclude Bertipagani, «ci piace immaginarlo ancora riemergere tra le onde per respirare e poi giù verso una armonia che le ere hanno abbandonato. Tutti noi, consiglio direttivo e soci, porgiamo alla famiglia le più sentite condoglianze e per l’estremo saluto ci leviamo il basco, ci mettiamo sull’attenti e offriamo il dovuto onore».

I funerali lunedì pomeriggio, 4 maggio, alle ore 15 nella chiesa di San Giuseppe Vecchio.