Se Carrara ha voglia di Liguria

Il Commento

Cristina Lorenzi

Cristina Lorenzi

Massa Carrara, 24 gennaio 2016 - APUANI sempre più liguri. L’accorpamento dello scalo di Carrara con la Port authority della Spezia sposa la proposta, già ventilata e ufficializzata, di qualche associazione di categoria intenzionata addirittura a cambiare regione. Che ci sta a fare nel Granducato un fazzoletto di terra detta Toscana nord, stretta fra Emilia e Liguria, dove non si parla toscano, non si mangia toscano e l’identità sente le lusinghe che vengono da oltre Cisa? Anche l’industria, marmo a parte, va di pari passo con l’economia del mare della Spezia, con i traffici e i trasporti che guardano alle grandi camionabili del nord. E mentre il commercio in centro città langue e i negozianti della zona stanno inventando di tutto per attirare clienti da fuori e corteggiare quelli di casa, il carrarino per lo shopping punta, in parte su Forte dei Marmi, in parte si rivolge ai nuovi centri commerciali dello spezzino, alla vicina Sarzana, all’asse dell’outlet di cui è costellata l’Aurelia del nord. Insomma i carrarini sono sempre più liguri, forse stanchi di essere il fanalino di coda di una Regione che si ricorda di questa terra dimenticata soltanto sotto elezioni o quando serve qualche dichiarazione a effetto speciale. Un territorio dalla forte identità che tuttavia non si sente troppo toscano, ma nemmeno sicuramente ligure. E così rimane diviso fra due regioni, con il mare che guarda a nord e i monti che guardano alla Toscana, con leggi e regolamenti che dovrebbero rivoluzionare l’intero assetto del marmo. E i cittadini stanno a guardare in attesa che qualcuno davvero si prenda cura di una terra da troppo tempo considerata terra di conquista elettorale e non di più.