Sabato 20 Aprile 2024

Scintille di luce tra le gocce di pioggia: è la notte del falò di Sant'Antonio

Uno spettacolo il rito della parrocchia di San Nicolò per l'antichissima disfida di Pontremoli. Ma il comitato "rivale" si prepara a dar battaglia con l'evento in onore di San Geminiano / L'OSPITE GIAPPONESE / LE FOTO DEL 2014: SANT'ANTONIO - SAN NICOLO' / SAN GEMINIANO

Il falò di Sant’Antonio si è levato maestoso davanti alla folla che lo attendeva

Il falò di Sant’Antonio si è levato maestoso davanti alla folla che lo attendeva

Pontremoli, 18 gennaio 2015  - LA FIAMMATA TURBO del falò di Sant’Antonio ha accarezzato la sottile pioggia della sera, illuminando a giorno il greto della Magra. Lingue di fuoco che si sono lanciate nel cielo sovrastando i tetti delle case dell’antico borgo. Uno spettacolo splendido che ha suscitato la meraviglia del migliaio di spettatori assiepati sopra il ponte Pompeo Spagnoli per assistere al tradizionale rito diventato una disfida di fuochi tra la parrocchia di San Nicolò e quella del Duomo. Tra di loro, un ospite arrivato in moto dal Giappone, il professor Jaito Hisao.

Antiche rivalità storiche che resistono al tempo per una sorta di omaggio alla storia di Pontremoli, dove il culto dei fuochi “per allegria”, già erano stati apprezzati da Carlo VIII al suo primo arrivo in città nel 1494: ma al ritorno il re di Francia, prima della battaglia di Fornovo, scatenò però l’inferno incendiando il borgo. Nonostante il maltempo i fuochisti del “Vaticano” si sono ancora una volta superati, tenendo conto delle difficoltà meteo, ottenendo una prestazione da applausi. «Dopo l’alluvione dell’anno scorso il maltempo ci ha perseguitato ancora perché l’altra sera, nella fase di costruzione della pira, si è scatenata su Pontremoli una bomba d’acqua verso le 23, che ci ha messo in grande difficoltà – spiega il portavoce del Comitato di san Nicolò Gregorio Petriccioli –. Molte fascine che dovevano essere posizionate nella pira si sono bagnate, ma nonostante ciò abbiamo proseguito imperterriti con grande determinazione e abbiamo terminato il lavoro verso le 4 del mattino. Siamo soddisfatti del risultato: non sono caduti frammenti anche se il vento marino ha spostato la verticalità delle fiamme dopo lo start».

QUAL È il verdetto degli avversari ? «Comprediamo le difficoltà del maltempo – afferma l’addetto alla comunicazione del Comitato di San Geminiano Danilo Berton –, ma ovviamente hanno usato additivi non consentiti, visto il fumo. La fiammata non è partita bene perché la pira era bagnata. Comunque poi il falò è bruciato. Vinceremo noi». Opinioni diverse come è sempre stato. Ma la diatriba è antica e fa bene alla città turisticamente parlando. Nel corso degli ultimi anni le tecniche di costruzione dei falò per ottenere la miglior carburazione hanno fatto passi da gigante e c’è una ricerca continua per trovare le migliori performance. Ogni gruppo di fuoco può contare su circa 60 sostenitori, che lavorano sin da primavera per mettere da parte le fascine. Quelli di San Nicolò iniziano già marzo ;i seguaci del patrono partono a settembre a stivare quelli che in dialetto vengono chiamati “bochi” e “ulsi”. Le squadre battono i boschi alla ricerca degli arbusti più adatti. Ma la costruzione della pira è complessa perché deve essere strutturata in modo da rimanere compatta. Quali i precetti per un falò eccellente? L’effetto scenografico della pira, la velocità di accensione del fuoco e la sua organizzazione, l’altezza della fiammata, la durata, l’assenza di fumo e la tenuta. Nella guerra dei falò c’è competizione non solo nell’allestimento delle fiamme. La tradizione vuole che le squadre di fuochisti cerchino di bruciare anzitempo la legna agli avversari per metterli in difficoltà. Il fuoco richiama anche la battaglia, oggi sotto forma di gioco per far rivivere il tempo dei guelfi e ghibellini.