Duplice omicidio di Natale, la Procura ha chiuso il cerchio

La notifica dello stop delle indagini arrivata ai legali dei due imputati Andrea Mazzi e Adil Amroui

Carabinieri (Foto di repertorio Novi)

Carabinieri (Foto di repertorio Novi)

Massa Carrara, 19 settembre 2014 -   LA PROCURA della Repubblica ha chiuso le indagini sul duplice omicidio avvenuto la mattina di Natale in via Beatrice. L’avviso è arrivato ieri e, ora, gli avvocati difensori di Andrea Mazzi (Enzo Frediani) e di Adil Amroui (Giorgio Zunino) hanno accesso agli atti , scoprono gli elementi sui quali si regge l’accusa e possono lavorare per assicurare ai loro assistiti una difesa consapevole. Tra venti giorni, trascorso il tempo previsto dalla legge per consentire agli indagati di presentare richieste o memorie o di essere sottoposti ad interrogatorio, il pubblico ministero potrà chiedere il rinvio a giudizio. Si ipotizza che l’udienza preliminare per i due indagati sarà fissata in tempi brevissimi, probabilmente prima di dicembre. Le accuse mosse dal pubblico ministero Rossella Soffio ai due giovani — 22 anni Mazzi, 23 anni Amroui — sono gravissime: duplice omicidio, lesioni, danneggiamento per Andrea Mazzi; omicidio in concorso per Adil Amroui. E se Mazzi ha subito ammesso di essere stato lui ad accoltellare Andrea Fruzetti, 21 anni, ed Enrico Baria, 30 anni, all’alba del 25 dicembre 2013; è tutta da valutare la posizione di Amroui che anche in occasione dell’interrogatorio di garanzia sostenuto a fine agosto, non appena era stata disposta per lui la misura cautelare degli arresti domiciliari con l’accusa di omicidio in concorso, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il giudice ha firmato l’ordinanza di misura cautelare a carico di Adil otto mesi dopo i tragici fatti di Natale, a testimonianza che sono state necessarie numerose indagini per arrivare a quella che i carabinieri hanno definito «la prova regina», il tassello che mancava per inchiodare il giovane Adil alle sue responsabilità, che secondo l’accusa sarebbe quella di una compartecipazione nell’omicidio di Andrea Fruzzetti. ​I carabinieri sono convinti di essere riusciti, grazie a testimonianze, immagini e video, a ricostruire con esattezza il dramma di quella notte e non hanno dubbi sulle responsabilità di enrambi gli indagati. Della presenza di Adil sul luogo della tragedia si è sempre saputo, ma il giovane ha sin da subito sostenuto di essere stato aggredito e di essersi difeso, prima di scappare non appena ha potuto. Tuttavia, il sangue di Fruzzetti che gli investigatori avrebbero trovato sul giubbotto di Adil Amroui sarebbe una freccia all’arco dell’accusa, anche se la difesa tenterà di far derubricare l’accusa da concorso in omicidio a rissa aggravata. DIFFERENTE è la posizione di Andrea Mazzi che già poche ore dopo l’omicidio aveva ammesso le sue responsabilità, respingendo ogni accusa di premeditazione. «Sono stato aggredito e mi sono difeso» ha detto Mazzi, sin da subito, al pubblico ministero Rossella Soffio, aggiungendo che quel coltello non era suo e sostenendo di essere intervenuto per difendere Adil, che gli aveva chiesto aiuto perché alcuni giovani lo stavano infastidendo. Quei giovani sarebbero stati Enrico Baria, Andrea Fruzzetti e altri fra amici e parenti che stavano festeggiando in quello stesso locale di via Beatrice. Il battibecco si sarebbe spostato sulla strada e in piazza Mercurio ed è qui che Mazzi — stando almeno a quanto dichiarato nel primo interrogatorio al pm — sarebbe stato accerchiato e minacciato da un gruppo di avventori. Da lì la sua reazione, il parapiglia, il coltello, il duplice omicidio, il ferimento del fratello di Baria, la fuga, l’arresto a casa della sorella poche ore dopo. E’ facile ipotizzare che la linea difensiva di Andrea Mazzi sarà tutta tesa a «demolire» le aggravanti e a «valorizzare» le attenuanti: da questi elementi, infatti, dipenderà l’entità della condanna per il giovane e la differenza di pena fra omicidio volontario, colposo o preterintenzionale non è di poco conto per chi deve scontarla in prigione . Le famiglie e gli amici delle due vittime, chiuse nel loro dignitoso e straziante del dolore, hanno chiesto sin da subito che nell’aula del tribunale (e solo lì) venga fatta giustizia.

Valentina Conte