Mercoledì 24 Aprile 2024

«Non ci fu negligenza, soltanto errore umano»

Per la pinza nella pancia la direzione dell’Asl difende l’operato di medici e ferristi

ÉQUIPE CHIRURGICA Lo staff diretto dal dottor Mirco Lombardi è stato definito di assoluta eccellenzaSAN DONATO - ARCHIVIO - SALA OPERATORIA - FOTO CANALI/NEWPRESS - PER REDAZIONE SUD MILANO/METROPOLI - CERRI/PINCIONI/STIMOLO/VIDO

ÉQUIPE CHIRURGICA Lo staff diretto dal dottor Mirco Lombardi è stato definito di assoluta eccellenzaSAN DONATO - ARCHIVIO - SALA OPERATORIA - FOTO CANALI/NEWPRESS - PER REDAZIONE SUD MILANO/METROPOLI - CERRI/PINCIONI/STIMOLO/VIDO

Carrara, 10 dicembre 2014 - «NESSUNA negligenza, solo un errore umano. La colpa è del processo organizzativo». Pinza nella pancia, l’Asl fa quadrato attorno a chirurghi e infermieri. A quasi due settimane dalla scoperta choc di un ferro chirurgico rimasto nell’addome di un paziente operato al Monoblocco ieri è tornata a farsi sentire la direzione dell’azienda sanitaria. Per l’occasione a metterci la faccia sono stati la direttrice generale Maria Teresa De Lauretis, il direttore sanitario Maurizio Dal Maso e il responsabile della gestione rischio clinico Mario D’Amico. Tutti e tre, a cominciare da De Lauretis, non hanno nascosto il rammarico per l’errore commesso, ma hanno anche voluto sottolineare con forza «l’alta qualità della chirugia carrarese».

«ANCORA una volta – spiega la direttrice generale – ci scusiamo con il paziente per quanto successo. Si è trattato di un errore accaduto durante un intervento particolarmente complesso e non crediamo che questo debba gettare discredito su tutto un reparto». De Lauretis entra poi nel dettaglio dell’operazione e su quello successo attorno al paziente. «L’intervento – spiega – è durato oltre quattro ore e ha visto al lavoro tre chirurghi e quattro infermieri, di cui due tirocinanti, che poi sono stati sostituiti sul finire dell’operazione da altri due colleghi. In sala, inoltre, si sono avvicendate due equipe dal momento in cui l’operazione prevedeva una parte di radiologia interventistica. Tutti questi fattori – prosegue – aggiungono complessità all’intero intervento, basti pensare che sono stati usati complessivamente 162 ferri chirurgici».

L’ASL al momento non ha ancora terminato le proprie indagini interne e a giorni verranno ascoltati tutti i componenti dell’equipe chirugica, ma fin da ora è la stessa direttrice generale a escludere ci sia stata qualche negligenza da parte di medici e infermieri e, di conseguenza, possibili ripercussioni o sanzioni per chi era in sala operatoria. «Quello che è accaduto – dice De Lauretis – è stato un errore umano. Qualcuno ha sbagliato a contare e così il ferro è rimasto nella pancia del paziente. Aspettiamo di concludere le audizioni di tutti – prosegue –, ma sembra ormai appurato non ci sia stato nessun tipo di negligenza e quindi non ci saranno nemmeno sanzioni per il personale. Quello su cui invece dobbiamo lavorare è perfezionare e standardizzare il sistema di conteggio dei ferri chirurgici. Già ora noi seguiamo una precisa check-list, paragonabile a quella di un aereo in fase di decollo, ma evidentemente qualcosa non ha funzionato. Dobbiamo intervenire per evitare che certe cose si ripetano. Tra le varie soluzioni a cui stiamo lavorando – prosegue – c’è quella di prevedere sempre una lastra prima di richiudere tutte le cavità del paziente».