Bimbo cade dallo scivolo e resta invalido: medici a processo

Drammatico racconto del padre. «Non hanno visto la frattura dopo quella caduta»

Un ospedale

Un ospedale

Massa, 19 novembre 2014 - UNA CADUTA dallo scivolo come se ne vedono tante nei parchi pubblici, soprattutto quando di mezzo c’è un bambino di soli 6 anni. Ma né lui né i genitori potevano certo immaginare che quel banale incidente sarebbe stato l’inizio di un lungo calvario. Il piccolo da quella caduta ha riportato lesioni permanenti al braccio destro dovute però, secondo la denuncia presentata dai genitori, ad errori di valutazione dei medici che lo hanno visitato subito dopo l’infortunio. Sarà ora il processo in corso in tribunale a evidenziare eventuali responsabilità dei due imputati, Marcantonio Lapiana ortopedico dell’ospedale di Massa (difeso dall’avvocato Michela Poletti) e Alessandro Tripodo, ortopedico al «San Camillo» di Forte dei Marmi (difeso dall’avvocato Pietro Giampellegrini).

Per entrambi l’accusa è di lesioni colpose permanenti: non avrebbero diagnosticato la frattura scomposta al braccio che necessitava di intervento chirurgico. Ieri mattina in aula ha testimoniato il padre del piccolo vittima del grave incidente, parte civile nel processo assistito dall’avvocato Enzo Frediani; non è stato facile per lui ripercorrere nei dettagli l’incubo vissuto dal figlio e dalla famiglia dal giorno dell’incidente avvenuto nel maggio del 2011 al parco della Rinchiostra. Un racconto spesso interrotto da momenti di grande commozione. «Dopo la caduta dallo scivolo – ha ricordato al giudice Giovanni Sgambati e al pm Debora Bracco – abbiamo portato mio figlio all’ospedale a Massa, dove gli hanno fatto le radiografie. Il dottor Lapiana, ortopedico di turno, insieme a un infermiere gli ha applicato una stecca al braccio. Mi ha detto di stare tranquillo, ha escluso fratture e mi ha detto di tornare dopo 7 giorni per la rimozione della stecca». Nella notte però il bimbo ha accusato forti dolori «così ho chiamato il dottor Tripodo, lo conoscevo perchè aveva curato benissimo tempo prima mia madre. Gli ho portato le lastre, ha subito notato l’assenza della radiografia laterale. Ha visitato mio figlio senza però ritenere necessario sottoporre il bimbo a un’altra radiografia. Doveva solo tenere una doccia gessata per 25 giorni».

I nodi sono venuti al pettine quando il bambino ha iniziato la riabilitazione. «Riusciva a distendere il braccio ma non a fletterlo completamente, anche il fisioterapista non capiva il perchè». Nuovo consulto con Tripodo «che mi ha consigliato la radiografia laterale, dicendomi poi che era tutto ok e di proseguire con la fisioterapia». Ma dopo tre mesi la la riabilitazione non ha portato miglioramenti al braccio. «Abbiamo fatto un’ecografia come consigliatoci da Tripodo. Poteva infatti trattarsi di un pezzo di cartilagine incastrata nel gomito». Poi, la mazzata per la famiglia del piccolo. «Volevamo vederci chiaro e ci siamo rivolti al Meyer di Firenze, poi al Gaslini: mi è stato detto senza mezzi termini che mio figlio non avrebbe mai più piegato del tutto il braccio, arrivando a un’apertura massima di 100 gradi. Rimarrà così per sempre». Da qui la decisione di sporgere denuncia.