Martedì 23 Aprile 2024

La "Natività notturna" in mostra al museo diocesano

La preziosa opera seicentesca è stata finalmente restaurata. Era pala d'altare della ormai distrutta collegiata di San Pietro in piazza Aranci a Massa

La presentazione della pala d'altare restaurata

La presentazione della pala d'altare restaurata

Massa, 12 dicembre 2014 -  SAN GIUSEPPE che stringe una candela accesa e un ginocchio scoperto; il bambino Gesù nella mangiatoia che guarda, sorridendo, la Madonna e sprigiona luce nell’oscurità della notte; Maria incantata dinanzi al prodigio. Sono alcuni dettagli della «Natività notturna» attribuita a Domenico Fiasella, pittore sarzanese del XVII secolo e che da oggi pomeriggio, fino al 15 marzo, si potrà ammirare nei locali del Museo Diocesano, in via Alberica. È un’opera «preziosa», di stampo controriformista; una pala d’altare, un tempo collocata nella Pieve di San Pietro, in piazza Aranci. Fu commissionata, probabilmente, dal Duca Carlo I Cybo – Malaspina, nella prima metà del Seicento. Ne hanno spiegato la genesi e gli sviluppi, ieri pomeriggio, nella conferenza stampa di presentazione che ha svelato, in anteprima, le novità del restauro, realizzato da Francesca Gatti, sotto la direzione di Claudio Casini, della Soprintendenza di Lucca. Per il Museo diocesano sono intervenute le curatrici Barbara Sisti ed Elena Scaravella. «Non a caso – hanno precisato – la mostra che si inaugura domani (oggi, per chi legge) alle ore 16, si intitola “La Natività a lume di notte. Storia di un dipinto e della sua città”. Essa ricostruisce e racconta quasi quattro secoli di storia, nella quale il destino dell’opera s’intreccia con eventi decisivi per il passato di Massa». Andrea Ginocchi, massese, è colui che ha compiuto le ricerche di archivio, grazie alle quali è stato possibile individuare e fissare i vari passaggi che la tela ha subito nel corso degli anni. «Il dipinto – ha dichiarato - è legato alle vicissitudini di due chiese cittadine: San Pietro e quella della B.V Addolorata, in via Palestro». Dopo la demolizione, sotto i Francesi (1807), della collegiata – così era stata elevata la Pieve di San Pietro da Papa Urbano VIII con la celebre «Bolla», ritornata in questi giorni alla ribalta - il quadro fu trasferito nell’Oratorio dei Servi e qui è rimasto fino a pochi anni fa, quando il Museo lo prese in carico per il restauro. «OPERA di valore» ha evidenziato la professoressa, Antonella Gioli, docente di Museologia e Museografia all’Università di Pisa che ha inoltre illustrato il progetto “ La vita delle opere: dalle fonti al digitale ” . «L’iniziativa sostenuto dal MIur ha consentito la realizzazione di un documentario che racconta la storia di questo dipinto e della sua città, secondo il linguaggio audiovisivo, coniugando il rigore della ricerca storica con la suggestione mediatica». Il direttore del Museo, don Luca Franceschini ha richiamato il valore culturale della mostra. «In esposizione – ha detto il sacerdote – ci sono rari documenti ben conosciuti dagli studiosi ma che, spesso, il grande pubblico ignora». Oltre al quadro si potranno ammirare manoscritti, riproduzioni, disegni e progetti, alcuni dei quali prestati da privati, come la famiglia Guidi di Montignoso, e altri provenienti dall’Archivio di Stato.