L’Imam: «Noi e voi, tutti fratelli»

‘La Nazione’ nel centro islamico di Massa. «I terroristi? Sono delinquenti»

 L’Imam di Massa, Abderrazzak Tat, con la nostra cronista (Foto Nizza)

L’Imam di Massa, Abderrazzak Tat, con la nostra cronista (Foto Nizza)

Massa, 29 luglio 2016 - «IL PROFETA Maometto è venuto per completare il messaggio e le parole di Gesù Cristo. Certo che sono contrario agli attentati. I terroristi non hanno niente a che fare con il messaggio di Maometto. Gesù Cristo dice di non dare uno schiaffo a chi te ne ha dato uno e di non tirare la veste a chi ti ha tirato la veste. Niente violenza», è il messaggio che lancia dalla moschea di Turano l’Imam di Massa, Abderrazzak Tat, dopo l’attentato francese nel quale a Rouen è stato sgozzato un anziano sacerdote che stava celebrando la messa.  

Sono le 13 di ieri e a pregare nella moschea di Turano arrivano alla spicciolata: dentro ci sono già fedeli di Allah nella sede di culto che si inerpica per la strada che porta al Castello Malaspina. L’Imam vive a Massa da una decina di anni, ma per capire il suo messaggio è necessario uno dei suoi fedeli che traduca in Arabo la conversazione: «Quelli che fanno gli attentati – dice l’Imam – sono persone integraliste e non seguono la parola di Maometto. Quando stringo la mano ad una persona, è come se le dicessi: “la pace sia con te e i tuoi familiari per me sono sacri”. Siamo tutti fratelli». L’Imam è anche ospitale e permette che si entri nella moschea mentre si svolge la preghiera. Il venerdì, raccontano i presenti, è il giorno di maggiore affluenza. E quando gli viene chiesto come mai non parla ancora bene l’italiano si scusa dicendo che per il lavoro che svolge e per la funzione che ricopre parla spesso in arabo. Il suo messaggio in questo momento di polemiche e di confronto accesso a livello internazionale è un messaggio di pace e di apertura al dialogo.

A suo modo coraggioso. Mille storie, quelle dei frequentatori della moschea di Turano. E così c’è la storia di Mohammed, 59 anni, marocchino, da 30 anni vive a Massa con la famiglia, moglie e tre figli che sono nati nell’ospedale massese. Mohammed viene a pregare, l’Islam prevede cinque momenti di preghiera al giorno, e racconta: «Per motivi di salute in questo momento non lavoro. Mi sono trovato bene, il mio primo figlio, 21 anni, gioca nel Prato, la seconda andrà all’università, il terzo frequenterà le superiori. Sono contrario ai gesti terroristici: quelli che li compiono sono bastardi di Allah. La nostra religione è contraria alla violenza. Le moschee sono luoghi dove si prega dove viviamo la nostra religione». Accanto a lui Adil, 37 anni, anche lui sposato e papà, anche lui è venuto a pregare e spiega che per entrare in moschea ci vuole l’abito adatto. A pregare vengono donne e bambini. «Chi compie gli attentati – dicono i frequentatori della moschea – sono integralisti, delinquenti, o persone cattive».