"Guai a chi ci tocca": sfila l'orgoglio antagonista dopo gli incidenti al comizio di Salvini

Centinaia in corteo nel centro di Massa, senza tensioni TOUR DI SALVINI IN TOSCANA, SCONTRI A MASSA / LE FOTO DELLA MANIFESTAZIONE

La manifestazione (Foto Nizza)

La manifestazione (Foto Nizza)

Massa, 24 maggio 2015 - Sfila l’orgoglio di Massa-Carrara antifascista. Il corteo organizzato contro le violenze della polizia, contro la Lega Nord, contro Salvini e contro il razzismo ha percorso ieri, in un sabato pomeriggio piovoso, le vie del centro di Massa, con i negozi aperti e con negozianti e clienti a guardare quell’onda umana percorrere a passo lento la città, da piazza Mercurio fino al tribunale, dove è stato dato spazio agli interventi. Cinquecento, forse più. Sfilano la rabbia contro le cariche della polizia subite una settimana fa a margine del comizio di Salvini e la voglia di urlare l’ingiustizia subita perché, è stato più volte ribadito al megafono, la libertà di espressione «non può essere concessa a chi inneggia al razzismo, a chi fomenta l’odio».

Il tutto, nella convizione che «lo smantellamento dei diritti che il Governo di Matteo Renzi sta portando avanti, favorisca l’azione di Salvini, finalizzata a trasformare l’odio suscitato dalle misure di governo in mobilitazione razzista e xenofoba. Bandiere rosse (della Cgil, dei Carc, del Partito comunista dei Lavoratori), megafoni, striscioni, musica e le foto della contro manifestazione di una settimana fa in cui si vedono i ragazzi con in mano canotti. Nel corteo ci sono tanti consiglieri comunali e tanti volti noti della politica, ci sono i ragazzi dell’assemblea permanente di Carrara e gli amici di Viareggio e i tanti partiti politici, i movimenti e le associazioni che avevano aderito all’evento. Persone di ogni età sfilano silenziose, poco propense a rilasciare dichiarazioni ai giornalisti e che non risparmiano qualche stoccata alla digos, unica forza di polizia ad accompagnarle in questo cammino.

Di divise se ne vedono pochissime: alcuni carabinieri a chiudere il corteo. Con la conseguenza che in molti fanno notare «che questa è la dimostrazione che militarizzare la città non serve». Il corteo, però, è «autoprotetto», difeso in testa e in coda, da un cordone umano di militanti. «Guai a chi ci tocca». Sfila la determinazione di chi vuole «parlare alla città», far sentire la propria voce, spiegarsi; di chi è convinto che «la prospettiva di una società libera dallo sfruttamento si costruisce mettendo al centro la mobilitazione e l’organizzazione delle masse popolari e che la mobilitazione contro Salvini sia un’occasione importante». Per – recitava uno striscione – rispondere a chi dice «prima gli italiani: per noi prima gli esseri umani». «Guai a chi ci tocca» Sfila l’orgoglio antagonista In 500 al corteo «contro le violenze della polizia»