Al lavoro gli specialisti che operano anche in Afghanistan

Ecco da chi era formato il team del Genio Pontieri dell'esercito che ha disinnescato il residuato bellico da 500 libbre

Il team degli artificieri

Il team degli artificieri

Carrara, 2 marzo 2015 - Sono stati gli artificieri del Secondo Reggimento del Genio Pontieri di Piacenza a mettere la parola fine ai problemi creati dal residuato bellico trovato nel cantiere nei pressi della stazione di Avenza. Sono stati loro a disinnescare in loco l’ordigno per poi distruggerlo nalle cava del Monte Porro, ad Aulla. Il team dell’esercito era guidato dal tenente colonnello Claudio Fagioli; il capitano Pietro Pace, responsabile delle attività. Ad agire sul campo il nucleo di quattro artificieri: il capo nucleo primo maresciallo Antonio Pinto e gli operatori sergente maggiore Gianfranco Barraco, il sergente Matteo Mariotti e il caporal maggiore capo Luigi di Lallo. Tutto personale altamente qualificato, che ha lavorato in operazioni di bonifica da ordigni anche in teatri ben più complessi dal Kosovo all’Afghanistan.

Il capitano Pace aveva operato anche sulla bomba riemersa al Nuovo Pignone di Massa nell’aprile 2013. In quel caso, però, il raggio di sicurezza per l’evacuazione fu limitato a 500 metri contro i 1800 di ieri. Come mai, se le bombe erano identiche? Per ogni ordigno, ha spiegato il capitano Pace, occorre una valutazione che tiene conto del contesto in cui viene ritrovato (morfologia del terreno, edificazione circostante, eccetera): sulla base delle linee guida della Nato, per la bomba avenzina l’effetto scheggia in caso di esplosione avrebbe potuto arrivare a 1800 metri di distanza, ossia ben oltre il raggio di distruzione dell’onda d’urto.

Gli artificieri, ha spiegato il tenente colonnello Fagioli nel guidare i giornalisti nei sopralluoghio alla bomba prima e dopo il disinnesco, hanno inanzitutto dispolettato la bomba: manualmente, prima su una spoletta (quella posteriore, la più pericolosa) poi sull’altra, è stata posta una “chiave a razzo” su cui vengono inserite delle cartucce; da una distanza di 250 metri in luogo coperto gli artificieri trasmettono un impulso alle cartucce innescando la rotazione della chiave che svita la spoletta subito estratta da un elastico. Per questa operazione, avviata intorno alle 11.20, sono ieri serviti circa 40 minuti: cessato allarme alle 12.02. A quel punto la bomba è un contenitore inerte di tritolo: è stata caricata su un mezzo dell’esercito e portata a Calamazza di Aulla, alla cava di Monte Porro. Qui è stata deposta in una buca profonda 5 metri insieme a un panetto di esplosivo collegato a una miccia detonante; il tutto è stato coperto di sabbia fine per evitare l’effetto proiettile dei sassi “cratere” e, alle 15.30, fatto esplodere.

Il residuato bellico ritrovato nel cantiere di Avenza era una bomba del tipo AN-M64 di 500 libbre di fabbricazione americana e aveva le spolette ancora funzionanti. Durante il dispolettamento sono state necessarie l’evacuazione di 17 mila persone; altre 250 persone sono state evacuate a Massa, nella piccola area di confine alla Partaccia compresa nella zona rossa. Sono state necessarie anche la chiusura dell’autostrada A12, della statale Aurelia e delle altre strade nella zona rossa e l’interruzione del transito dei treni. Il 2° Reggimento Genio Pontieri di Piacenza è uno dei 12 reggimenti dell’Esercito in grado di intervenire per la bonifica degli ordigni esplosivi e dei residuati bellici. Negli ultimi 10 anni gli interventi sono stati oltre 30000. I reparti del Genio hanno un impiego operativo nelle missioni internazionali ma anche in Italia, in interventi di pubblica utilità. L’Esercito è l’unica Forza Armata preposta alla formazione degli artificieri.