La vecchia gavetta come una capsula del tempo: riaffiora settant'anni dopo il messaggio d'amore

La struggente incisione di un milite ignoto dedicata alla nascita della figlia Paola: «Aiutatemi a ritrovarla, questo oggetto è suo»

 Mario Simonelli con la gavetta del soldato M.G.

Mario Simonelli con la gavetta del soldato M.G.

Villafranca, 26 febbraio 2015 -  DOPO 72 anni il messaggio d’amore di un soldato italiano inciso sulla gavetta è riaffiorato dalle incrostazioni della storia e vuole raggiungere la sua destinazione. Una scoperta emozionante spuntata fuori tra le cianfrusaglie del magazzino di un fabbro che era andato in guerra nel 1940 sul fronte francese Vallecrosia-Mentone. Si chiamava Giorgio Simonelli, in servizio al I° reparto misto del Genio (primo settore di copertura), e dopo l’8 settembre 1943, aveva abbandonato le armi. Come tanti altri “sbandati” era tornato a casa a Villafranca, attraversando a piedi monti e boschi per evitare di essere catturato. Aveva però portato con sé una gavetta, che era appartenuta ad un commilitone: forse se l’erano scambiata,oppure l’aveva raccolta in caserma all’ultimo momento prima di allontanarsi dal reparto. Non si sa. Però quella gamella, dove si consumava il rancio, Giorgio Simonelli l’aveva conservata in un magazzino come ricordo di guerra. Alluminio incrostato di fango e polvere che aveva cancellato il messaggio inciso da M.G.: le iniziali del soldato a cui era appartenuta. Il figlio del fabbro, purtroppo scomparso oltre 31 anni fa in seguito ad un terribile incidente (era precipitato da un albero di ciliegio), l’ha trovata e ripulita, con una spazzola dai fili d’acciaio. Ed è riemersa la commovente incisione: «7 luglio 1943, prima figlia con nome Paola».

Oltre alle iniziali, incise con gusto grafico, (addirittura una specie di logo) la gavetta porta la scritta ironica «M.G., eroe della branda e decade». Un frammento di vita del passato che tra mille peripezie è giunto sino ad oggi. Si è perso, ma vuole raggiungere un indirizzo che al momento è sconosciuto. «Ho scoperto per caso questa gavetta conservata da mio padre – spiega Marco Simonelli, 69 anni, ferroviere in pensione di Villafranca – poiché amo l’oggettistica storica l’ho ripulita con curiosità scoprendo l’incisione che lui stesso forse non aveva notato. Ora vorrei tentare di riconsegnarla agli eredi di quel lontano soldato». Non sarà facile svelare il nome del militare che si celava dietro l’acronimo M.G., ma neppure impossibile. Marco, che oggi è nonno con due figli e due nipotini, si emoziona ripensando alle vicissitudini del padre, non solo per la guerra, ma anche per la sua maestria artigiana molto apprezzata e di cui conserva manufatti davvero artistici e l’ingegno col quale preparava oggetti di ferro battuto con disegni di progetto. Un’esistenza falciata da un assurdo incidente. Ma proprio nella memoria del padre, riconsegnare la vecchia gavetta agli eredi ( o addirittura al commilitone) diventa quasi un imperativo categorico. «Vorrei riuscirci perché lui lo avrebbe fatto». Negli archivi militari dovrebbe esserci una traccia. La figlia di quel «milite ignoto», si chiama Paola e oggi avrebbe 72 anni. Quel graffito su alluminio, che sembra arrivare dai libri di storia, potrebbe valere un telegramma consegnato in ritardo di 72 anni, ma non per questo da cestinare. Da leggere con trepidazione e sentimento.