Quanti segreti in quel monastero. Da lì passarono duchi e viandanti

Fivizzano, riportate alla luce antiche mura e tombe dei monaci

MONASTERO Sean Connery in «Il nome della rosa» ambientato in un monastero simile a quello

MONASTERO Sean Connery in «Il nome della rosa» ambientato in un monastero simile a quello

Fivizzano, 22 agosto 2016 - SE AVESSE avuto la possibilità d’ammirarlo integro, nel 1985, sicuramente il regista Jean Jaques Annaud vi avrebbe girato il suo celebre film «Il nome della rosa», raffinato thriller d’altri tempi ambientato in un desolato monastero benedettino, dove venivano commessi misteriosi delitti. L’ospitale medioevale di San Lorenzo di Centocroci (già cellula monastica nel 1137 il più elevato in quota di tutto l’Appennino prossimo al Cerreto a 1200 metri d’altezza sul sentiero che porta al passo dell’Ospedalaccio) di avventure, storie misteriose e segreti, certamente con l’andare dei secoli deve conservarne numerose .

Alcune sono state rivelate da una recente campagna di scavo che ha riportato alla luce le tombe dei monaci che qui risiedevano. Punto obbligato per pellegrini, mercanti ed avventurieri che dalla pianura Padana si recavano in Lunigiana ed in Val di Magra sfidando il gelo e le bufere di neve del valico del Cerreto e dell’Ospedalaccio, il Monastero, aveva assolto fin verso il 1500 al proprio compito: quello di dare un frugale pasto, rifugio, assistenza e cure ai viandanti dell’epoca che, spinti da mille necessità, s’avventuravano sui crinali appenninici per raggiungere la costa tirrenica. Successivamente, più o meno in contemporanea con il sorgere di locande gestite da privati nelle comunità poste a valle, quest’ultime si sostituiscono ai ricoveri diretti dai religiosi, in questo caso monaci, nell’accogliere i pellegrini e per l’Ospitale di San Lorenzo di Centocroci, inizia il «canto del cigno», l’abbandono che nei secoli successivi ne determina la distruzione totale.

Non lo trovò più, già nell’aprile del 1818, nel suo celebre viaggio, il Duca di Modena Francesco IV, da Reggio Emilia diretto in Lunigiana ed alla Spezia passando dal Cerreto. Il Sovrano, ricorda invece «la strada dei contrabbandieri» esistente nei pressi di Sassalbo fra il monte Cervarola ed il Ventasso dove montavano la guardia i suoi Dragoni. Scosse telluriche, avversità atmosferiche ed i vandali, a quel tempo, avevano già provveduto infatti a cancellare ogni traccia visibile di ciò che era stato l’ospitale, con annessa la sua chiesa. A secoli di distanza, una recente campagna di scavi condotta nella zona da un’importante Università toscana, ha portato alla luce le antiche vestigia della cinta muraria del monastero scomparso, scoperte sotto una vegetazione inestricabile; cinta muraria che componeva gli edifici fra cui,in evidenza le fondamenta della chiesa con l’abside. Durante gli scavi, l’adrenalina dei ricercatori è andata alle stelle quando sono affiorate sepolture e venuti alla luce reperti umani, probabilmente appartenuti agli antichi monaci. In attesa di ulteriori finanziamenti, l’opera di ricerca attualmente è sospesa in attesa di ripartire per svelare molti misteri sullo stile di vita dei religiosi impegnati nell’Ospitale/Monastero di Centocroci, autentici “buoni samaritani” di mille anni fa.