"Suor Maria Orefici era una santa". Appello per la causa di beatificazione

A Pontremoli Luciano Bertocchi ricorda le preghiere e i miracoli di questa religiosa

L’Inginocchiatoio e il crocefisso di suor Caterina conservato nella chiesa parrocchiale

L’Inginocchiatoio e il crocefisso di suor Caterina conservato nella chiesa parrocchiale

Massa, 9 novembre 2017 - LA VOGLIONO beata. Anche se sono trascorsi 251 anni dalla morte, la memoria e l’eco dei prodigi religiosi e mistici legati alla vita di Suor Maria Caterina Orefici di San Benedetto, una località vicina a Montelungo, sono vivi e molto sentiti dalla comunità dei fedeli pontremolesi.L’inginocchiatoio e il crocefisso della suora, che aveva le stimmate come Padre Pio, sono ancora venerati nella chiesa di Montelungo. I discendenti della religiosa hanno deciso di farne dono alla parrocchia.

L’occasione per riportare in primo piano la figura della monaca è stata qualche anno fa la presentazione del libro «L´eroismo di una donna«, la vita di Suor Maria Caterina Orefici di S. Benedetto di Cristian Ricci, uno studioso villafranchese che ha dedicato «alla serva di Dio »un’ampia e dettagliata ricerca. Poi anche una tesi di laurea ha scavato nelle ormai antiche vicende. Da anni davanti al crocefisso della monaca dei prodigi i fedeli si inginocchiano in preghiera continuando la tradizione di devozione del paese. Le cronache parlano di cinque miracoli avvenuti per sua intercessione. Una storiaantica. All’epoca venne avviata una causa di beatificazione che non andò a buon fine per la soppressione del convento. Oggi a chiedere che venga riaperta la possibilità di farla beata è il professor Luciano Bertocchi, operatore culturale e devoto fedele della suora.

Nata a Montelungo nel 1699 da una famiglia di poveri contadini Suor Maria Caterina Orefici, rimasta orfana in giovane età, guidata da un fratello sacerdote, fu accettata all’età di 18 anni nel Monastero di Sant’Antonio Abate di Pontremoli, che si trovava nel sito dove poi furono costruite le elementari di Via Mazzini. La vocazione religiosa sin dall’inizio fu segnata dal desiderio di mortificazione, penitenza e preghiera. Dopo tre mesi dall’ingresso in convento le suore del capitolo decisero di ammetterla alla vestizione del sacro abito e già nei giorni che precedettero la cerimonia di professione nel 1719 Suor Maria Caterina andò soggetta ad estasi di cui le suore lasciarono ampie testimonianze. Tra i tingolari fenomeni ai quali la suora fu sottoposta vi fu il sudore del sangue come Gesù nel Getsemani. La manifestazione fu controllata oltre che dalle religiose del convento anche da un medico che la tenne sotto osservazione per ore.

Poi nel corso di un’estasi alla monaca di Montelungo comparvero le stimmate nelle mani, nei piedi e nel costato. Un altro fatto caratteristico della vita della religiosa furono le apparizioni, come racconta in un volume di 360 pagine il sacerdote lucchese Antonio Ghelardi nel 1774, le cui notizie sono state poi riprese da altre pubblicazioni. Suor Maria Caterina disse più volte di aver visto il Divino Redentore in forma di bambino, l’angelo custode, vari santi e Maria. La religiosa aveva straordinarie capacità di predizione e molte volte ne diede testimonianza annunciando fatti che poisarebbero accaduti. E come Padre Pio aveva la capacità di trovarsi contemporaneamente in più luoghi. Documenti interessanti sino le lettere della suora che Cristian Ricci ha pubblicato e che offrono una testimonianza della vocazione e dell’intensa spiritualità di Suor Maria Caterina, la cui vita fu caratterizzata da frequenti malattie. I prodigi e il mistero delle sue capacità già nel Settecento erano conosciuti. Lo stesso granduca Cosimo III dei Medici chiese più volte informazioni. Dopo la morte avvenuta nel 1766 a poco più di 66 anni, la suora fu sepolta nel cimitero del convento e nel 1810 dopo la soppressione dell’istituzione religiosa fu traslata e tumulata nel Duomo.