Un errore della burocrazia di 13 anni fa ha rischiato di far saltare le nozze (foto d’archivio)
Massa, 15 novembre 2017 - La cerimonia prevista per il 2 dicembre era pronta, l’abito da sposa già nell’armadio, ricevimento prenotato (e pagato parzialmente). Insomma, tutto era pronto per pronunciare il fatidico «sì» dopo alcuni anni di convivenza. Ma il matrimonio non potrà celebrarsi e la sposa (una donna di 55 anni alle sue seconde nozze) dovrà ricorrere al divorzio breve. Quindi tutto rimandato per almeno altri sei mesi. Il motivo? Semplicemente kafkiano. La donna risulta ancora...sposata con il suo primo marito, malgrado la sentenza di divorzio sia stata emessa al tribunale di Roma e sia stata depositata in cancelleria nell’ormai lontano 2004.
Depositata in cancelleria, ma mai trascritta nei registri dello stato civile del Comune di Roma e dei Comuni di nascita degli sposi. Una vicenda fantozziana che viene raccontata dall’avvocato dell’Associazione Agitalia (sede di Firenze) Giovanni Rossetti che segue la signora. «La mia cliente – racconta l’avvocato – ha scoperto tutto quando è andata a fare le partecipazioni al Comune di Massa: l’impiegato dell’ufficio matrimoni ha detto che non era possibile perché risultava già sposata. Risultato: ha rischiato di rinviare il secondo matrimonio per sempre. Poi abbiamo parlato con il suo futuro sposo e lo abbiamo al momento convinto ad aspettare il giorno del fatidico sì che dovrà essere rinviato per forza".
La vostra associazione come agirà? "Chiederemo – spiega l’avvocato Rossetti – il risarcimento al tribunale di Roma e la cifra da cui si parte è di 50mila euro".
Nell’attesa confetti rimessi a posto e champagne in frigo. La sposa, Loredana, si era sposata a Roma molto giovane nel 1982 con un ragazzo di Pordenone, matrimonio dal quale sono nati due figli, un’unione finita con una sentenza di divorzio pronunciata nell’ottobre del 2003 e depositata in cancelleria nel 2004. Loredana poi si è nuovamente innamorata, è andata a convovere col compagno fino alla decisione di sposarsi. Poi l’incredibile scoperta che ha portato al rinvio.
Maria Nudi