A Pontremoli c’è la disfida dei falò

Le fiamme si alzeranno in alto verso la luna alle 19

 I fuochisti della parrocchia di San Nicolò al lavoro

I fuochisti della parrocchia di San Nicolò al lavoro

Massa, 17 gennaio 2018 - E’ IL TEMPO dei falò: questa sera alle 19 nel greto del fiume Magra vicino al ponte «Pompeo Spagnoli» a Pontremoli, brucia il falò dedicato a Sant’Antonio. I fuochisti ieri, sotto un cielo plumbeo e una lieve pioggia, sono stati impegnati nella preparazione delle fascine per innalzare la pira, vegliate attentamente per impedire che fossero bruciate anzitempo dagli avversari del falò di San Geminiano. Quest’ultimo appuntamento è previsto per il 31 gennaio. La squadra della parrocchia di San Nicolò è pronta a una grande prestazione e ha speso tutti i segreti della lunga esperienza per arrivare ad allestire un falò memorabile.

Quest’anno sono scattate precise regole per la sicurezza attivate con la collaborazione delle forze dell’ordine: le pire non potranno superare gli 11 metri di altezza e 8 di diametro alla base. Inoltre non sarà consentita la presenza di persone estranee ai gruppi di fuochisti nelle vicinanze della pira al momento dell’accensione. Le ricette per ottenere uno splendido falò prevedono l’effetto scenografico della fiammata, la velocità di accensione del fuoco e la sua organizzazione, l’altezza, la durata, l’assenza di fumo e la tenuta. Nella guerra dei falò c’è competizione non solo nell’allestimento delle fiamme, ma la contesa tra i rioni in pratica dura tutto l’anno in attesa del risultato finale. I falò a partire dalla fine dell’Ottocento sono diventati una partita: con la sfida a creare pire turbo per lanciare le fiamme più alte verso la luna. I fuochisti della parrocchia di San Nicolò sperano che il tempo sia clemente per offrire il tradizionale magnifico spettacolo alla folla che partecipa numerosa e lancia cori di consenso o dissenso quasi come i loggionisti del Teatro della Scala alla prima dell’Opera.

Un tempo a finanziare i fuochi era lo stesso Comune così come testimonia il «Registro delle Bullette»: in uscita le scritture riportavano spese per l’acquisto di «bochi» e «ulsi» (cespugli di erica, quercia e ginestra) per i due falò che venivano bruciati nella Piazzetta del Castello del Piagnaro e nella Piazza di Sotto.