La tragedia di Deiva, l’omicida senza patente dal 2015. La moglie, e neo mamma, disperata

Oggi l’autopsia dell’operaio massese ucciso martedì sera sull’A12

Il luogo della tragedia

Il luogo della tragedia

La Spezia, 20 ottobre 2016 - IL «PIRATA» della strada è in cella d’isolamento nel carcere di Marassi. C’è entrato all’una dell’altra notte, ancora stordito e ignaro delle tragedie che aveva consumato nel pomeriggio sull’A12: la morte di Andrea Umberto Leone, il ’custode’ del cantiere nei pressi del casello di Deiva Marina travolto dalla Polo che è andata dritta invece di effettuare lo scambio di carreggiata; la disperazione e il dolore lacerante dei familiari dell’ex fotografo di Massa alle prese con un’ira montante; la sofferenza indicibile della moglie neo-mamma che, il giorno prima, aveva dato alla luce due gemelle, le due figlie a cui l’automobilista, ubriaco e drogato, ha ricondotto la felicità che lo aveva indotto a festeggiare nella maniera più sciagurata, con un mix di liquori e cannabis, per poi mettersi al volante dell’auto...che non poteva guidare. «Ma cosa ho fatto?...» ha continuato a domandare agli operatori della Polstrada di Brugnato che lo hanno arrestato e agli agenti della Polizia penitenziaria che lo hanno accolto nel carcere di Genova. Per ridestarsi dal torpore ci sono volute ore. E adesso l’idraulico di Carrodano vive nel tormento, col peso delle colpe che hanno sconvolto due famiglie: quella di Leone e la sua, che era si appena aperta alla vita, allargata, con le due creature che quando diventeranno grandi potrebbero venire a sapere di quel «nesso» che ha reso l’auto guidata dal padre un micidiale proiettile, una bomba. Minori protagonisti passivi di un fatto di cronaca; sta qui la decisione di non pubblicare le generalità del 33enne omicida, B.C., accusato di omicidio stradale, guida in stato di ebbrezza e di alterazione da sostanze stupefacenti con le aggravanti della guida senza patente, al volante di un’auto priva di assicurazione.

LA VETTURA, una Polo, è di proprietà della moglie. E lui, non poteva, non doveva guidarla, dal maggio del 2015, quando gli venne ritirata la patente proprio per essere stato colto, per la seconda volta, alla guida in stato di ebbrezza. Insomma, un recidivo, una bomba ambulante che è ’esplosa’ facendo una vittima. Ora rischia una pena da 8 a 12 anni. Si annuncia un gran lavoro per l’avvocato difensore, Marco Gogioso, nel tentativo di contenere i danni. Oggi il primo adempimenti di rito: l’autopsia sul cadavere della vittima. L’ha disposta, affidando l’incarico all’anatomopatologa Francesca Fossati, il pm Sabrina Monteverde della procura di Genova; sì, la competenza è della magistratura inquirente del capoluogo ligure; questione di 200 metri dal confine fra la provincia di Genova e quella della Spezia; è lì, prima del casello di Deiva Marina, nel territorio comunale di Moneglia, che si è consumata la tragedia della strada che sta producendo un fiume di lacrime, comprese quelle che scivolano sul volto della neo mamma, insieme al tremore delle mani con la quali accarezza le sue creature che chissà per quanto tempo saranno private dell’affetto paterno.

Corrado Ricci