Lunigiana, centri storici a rischio. Moltissime le case non anti-sismiche

Un architetto scrive al premier: "Ci vuole la certificazione dello stato sismico per la vendita degli immobili"

Un’abitazione danneggiata a Casola Lunigiana dal terremoto del giugno 2013

Un’abitazione danneggiata a Casola Lunigiana dal terremoto del giugno 2013

Massa Carrara, 26 agosto 2016 - La distesa di macerie nei paesi colpiti dal sisma del Centro Italia ripropone il problema delle costruzioni che non rispettano le regole antisismiche. Non ci sono solo quelle costruite nel dopoguerra, ma anche i centri storici. L’architetto pontremolese Paolo Marioni ha scritto al Presidente del Consiglio Matteo Renzi suggerendogli un accorgimento che potrebbe favorire il miglioramento sismico de vecchi edifici. "Per cedere un immobile - scrive Marioni - è obbligatorio presentare al notaio anche il certificato energetico, ma invece occorrerebbe obbligatoriamente un certificato di stato sismico dell’edificio che passa di proprietà, dove viene descritto chiaramente lo stato di salute della struttura resistenza del calcestruzzo, la sua vetustà, la verifica di conformità antisismica. In questo modo il nuovo acquirente conoscerà il grado di vulnerabilità della costruzione e avvierà gli opportuni interventi utilizzando anche i finanziamenti previsti che magari non vengono nemmeno utilizzati. 

Una proposta che potrà aprire un dibattito. Ma intanto la gente si chiede qual sia lo stato della prevenzione e della consistenza delle strutture antisimiche in Lunigiana. Gli edifici pubblici e le scuole sono stati nel recente passato interessati dai programmi regionali di ristrutturazione antisismica. Ma la maggior parte degli edifici di civile abitazione non ha i requisiti tecnici per resistere ai terremoti. Per la pianificazione dell’emergenza sono stati preparati, negli anni scorsi, addirittura degli scenari di danno in caso di terremoto consistente per il territorio provinciale di Massa Carrara prevedendo 375 crolli di case su un totale di 49.392 edifici e 582 vittime, ipotizzando la presenza del 10% della popolazione.

Ma come sono attrezzati i Comuni della Lunigiana di fronte al rischio sismico? Intanto tutti gli enti locali sono obbligati a predisporre piani di emergenza e di soccorso che stabiliscono gli interventi di protezione civile da adottare in caso di calamità. I sei comuni dell’Alta Lunigiana sono collegati attraverso il Centro operativo intercomunale la cui sede è nella sede Anas a Santa Giustina.

Il concetto chiave è «prevedere tutto», ma lasciarsi un margine di flessibilità. Ogni Comune ha un elenco di aree di ammassamento, ricovero e attesa nel corso della fase dell’emergenza e predispone procedure che definiscono i compiti delle forze in campo non solo quelle istituzionali, ma anche il volontariato e le associazioni che svolgono un ruolo fondamentale. "Le esercitazioni di protezione civile - spiega l’ingegner Roberto Bertolini, responsabile dell’ufficio tecnico del Comune di Pontremoli e della pianificazione dell’emergenza - sono un momento importantissimo non solo per rodare la struttura preposta ad affrontare l’emergenza, ma per diffondere tra la popolazione le direttive che essa dovrà tenere in una reale situazione di pericolo".

N.B.