'Don Euro', chiesto il rinvio a giudizio per il sacerdote e per il vescovo

Chiesto il processo anche per un ex sacerdote. Beffato anche un prete spezzino

Don Luca Morini

Don Luca Morini

Massa, 19 febbraio  2018 -  Comparirà davanti al giudice l’8 marzo, festa della donna e giorno del suo 57° compleanno, don Luca Morini (ribattezzato dall’opinione pubblica don Euro per l’uso “disinvolto” dei soldi), insieme al vescovo di Massa monsignor Giovanni Santucci e all’ex parroco Emiliano Colombi. Per tutti il gup dovrà decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio della procura.

Al centro della vicenda c’è il comportamento di don Luca Morini. Dall’avviso di fissazione dell’udienza preliminare emergono ulteriori circostanze legate alla vicenda, che in questi anni, ha scosso la diocesi di Massa Carrara e Pontremoli, i fedeli delle parrocchie dove don Luca è stato parroco (Fossone e Caniparola in primis). Emerge che il vescovo monsignor Santucci non è solo indagato (seppur con un ruolo marginale) ma è anche parte offesa così come altre persone (una ventina), insieme alla diocesi di Massa Carrara e Pontremoli, un noto sacerdote di Massa, uno di Spezia e un altro di Forte dei Marmi. Nel capo di imputazione il sostituto procuratore Alessandra Conforti ha ricostruito gli episodi, con contestazioni diverse, per i quali è stato chiesto il processo per l’ex parroco.

IDENTITÀ. Contestazione di sostituzione di persona: per convincere i giovani escort ad avere una relazione con lui, don Luca non ha esitato a presentarsi con identità fasulle. Si spacciava, contesta la procura, via via come giudice, facoltoso filantropo, cardiochirurgo di grandefama. Ritenendolo un medico, un escort ha seguito anche le sue terapie farmacologiche.

TRUFFE. Molti gli episodi contestati. Dal 2012 al novembre del 2016 don Luca avrebbe convinto il vescovo Santucci a farsi consegnare diverse somme di denaro raccontando di trovarsi in «una precaria condizione economica» e di avere necessità di terapie dietologiche da fare in un Monastero di frati cappuccini. I soldi? Spesi in soggiorni in un albergo di lusso a Gubbio per trattamenti cosmetici. E ancora: nel 2015 a Fosdinovo si è fatto consegnare da un parrocchiano 150 euro facendogli credere che servivano per pagare il conto delle campane della parrocchia di Caniparola. Nel mirino di don Luca, dal 2005 al 2014 non solo i fedeli, ma anche aziende del marmo dalle quali si è fatto dare cospicue somme, affermando che sarebbero state «utilizzate per i poveri della parrocchia».

APPROPRIAZIONE indebita. Don Luca si sarebbe messo in tasca somme, dal 2010 al 2013, prendendole dal conto ufficiale della parrocchia di Sant’Antonio da Padova di Caniparola. Nell’ottobre 2012, per impedire la ricostruzione dell’esatta contabilità parrocchiale della chiesa di Sant’Eustachio a Montignoso, non ha consegnato al successore i registri.

COCAINA. Altro nodo scottante: sarebbe successo dal 12 al 15 maggio 2015 a Barcellona, durante l’incontro con tale «Diego» e nei giorni dal 13 al 17 maggio 2016 a Riccione nel corso di incontri con un giovane escort.

maria nudi