Inchiesta carabinieri, microspie sulle auto dell'Arma per incastrare i militari

La ricostruzione della loro condotta e i capi di accusa

Il procuratore Giubilaro con il comandante dei carabinieri Liberatori

Il procuratore Giubilaro con il comandante dei carabinieri Liberatori

Aulla, 16 giugno 2017 - Erano «controllati» tutti i giorni, anche con le microspie anche sulle loro auto di servizio: emergono nuovi risvolti dell’indagine che ha portati all’arresto di quattro carabinieri in servizio in Lunigiana, e al divieto di dimora in provincia per altri quattro. Nel corso dell’inchiesta sono stati utilizzate intercettazioni ambientali sulle auto di servizio.

Il gip Ermanno De Mattia, ha fissato per domani nel carcere di Spezia l’interrogatorio di garanzia per il brigadiere arrestato. Il sottufficiale in servizio alla caserma di Aulla, è difeso dall’avvocato Gianpaolo Carabelli: ha riportato encomi e elogi per il servizio, ed è stato anche in missione all’estero.

Nei giorni successivi il gip terrà gli interrogatori di garanzia a carico degli altri indagati sottoposti a misure restrittive: tre sono agli arresti domiciliari e quattro hanno il divieto di dimora in provincia, che hanno dovuto lasciare l’altra sera. Tra questi ultimi un maresciallo, sospeso dal servizio. I reati contestati a vario titolo sono lesioni, falso in atto pubblico, sequestro di persona, violenza sensuale. Nell’ordinanza firmata dal Gip De Mattia ci sono 104 capi di imputazioni; fra questi anche il caso di un clochard che sarebbe stato caricato a forza sull’auto di servizio e colpito con un manganello.

Poi altri pestaggi in caserma dove, sempre secondo le accuse, venivano falsificati i verbali. E sarebbero almeno una decina le denunce per lesioni presentate contro i carabinieri: si tratterebbe di denunce provenienti da extracomunitari che vivono ad Aulla e riguarderebbero presunte lesioni subite in controlli antidroga o richieste di documenti.

Da circa un anno, si fa rilevare tra i difensori, i carabinieri della Lunigiana, anche per attività antidroga, monitora in particolare un gruppo di nordafricani ad Aulla, clan ristretto composto anche da soggetti parenti fra loro e da pregiudicati. Alcuni stranieri avrebbero precedenti penali, anche per violenza o spaccio. Nell’ambito di questa attività ci sarebbero stati inseguimenti e contatti fisici per fermare i fuggiaschi. È durante queste situazioni che ci sarebbero state, sia all’esterno, sia dentro la caserma di Aulla, le lesioni denunciate. Uno degli episodi riguarda il controllo a un extracomunitario: scappando lanciò via un involucro con droga e venne fermato, a fatica, da quattro militari coi rinforzi.

Fu portato in caserma per accertamenti ma quando uscì, si fece refertare da un medico alcuni giorni di prognosi e denunciò i carabinieri. E sull’inchiesta della procura prende posizione il senatore di Ala Lucio Barani. «Mi auguro che i carabinieri finiti sotto indagine possano provare la propria estraneità e la loro innocenza. Conoscendo gli indagati sono convinto che questa brutta faccenda si risolverà per il meglio. Non vorrei che questa storia potesse scaturire da un contrasto tra gli addetti alla pubblica sicurezza e non va dimenticato che le forze dell’ordine si trovano spesso in situazioni limite nelle quali, beninteso, vanno sempre rispettati e garantiti i principi costituzionali e i diritti di chiunque».