Ex Farmoplant, veleni nel Lavello: Edison mette il 'filtro'

Il progetto presentato alla Regione. Finalmente un limite dopo quattordici anni di sversamenti nel fosso

Il fosso Lavello

Il fosso Lavello

Massa, 18 gennaio 2018 - Un filtro per abbattere gli inquinanti che vengono sversati all’interno del Fosso Lavello provenienti dalla barriera idraulica dell’ex Farmoplant. E’ la richiesta di variante che la società di consulenza, Abc Ambiente, ha presentato per conto di Edison alla Regione Toscana per la modifica dell’autorizzazione unica ambientale.

Una buona notizia per il territorio, quella che si può effettivamente considerare una battaglia vinta dopo che per circa 14 anni Edison è stata autorizzata da Comune e Provincia a sversare direttamente le acque di falda emunte dai 6 pozzi della barriera idraulica all’interno del fosso Lavello. Autorizzazione rilasciata dal Comune di Massa nel 1988 e poi rinnovata nel 2004, 2008 e 2013. Una concessione determinata dal fatto che nel corso degli anni il sistema di controllo dell’inquinamento sembrava aver funzionato: le concentrazioni di fitofarmaci e pesticidi nella falda erano drasticamente crollate, sotto al limite della concentrazioni di soglia di contaminazione. Ma questi sono inquinanti che diminuiscono naturalmente la propria concentrazione con il passare del tempo.

Le recenti analisi effettuate da Arpat a maggio del 2017, richieste dal Ministero dell’ambiente e riportate in esclusiva da La Nazione a ottobre, hanno invece evidenziato un aumento dell’inquinamento di altri elementi, come i solventi alifatici, persistenti nell’ambiente e scarsamente solubili, comunque riconducibili all’attività della Farmoplant secondo l’agenzia regionale: dal 2003, infatti, alcuni parametri sono aumentati anche di decine e decine di volte, ben oltre i limiti imposti dalla legge. Insomma, il report di maggio di Arpat aveva evidenziato che la barriera idraulica, senza filtri, non stava affatto funzionando. Anzi, la situazione era peggiorata rispetto a 14 anni fa e Arpat, in conclusione, aveva indicato al Ministero di non far dismettere la barriera idraulica, come richiesto invece da Edison, ma di «implementarla con la previsione del trattamento dei solventi organo clorurati».

L’autorizzazione concessa ad Edison, quindi, scadeva l’8 agosto dell’anno scorso ed Edison evidentemente si aspettava che il Ministero non avrebbe concesso la dismissione della barriera. Infatti, tramite la società Aracadis Italia Srl, alla metà di maggio, aveva presentato alla Regione una variante dell’Autorizzazione unica ambientale in cui proponeva di inserire un impianto di trattamento delle acque di falda (Itaf) prima di scaricarle nel Fosso Lavello «al fine di abbattere la massa degli attuali inquinanti captati dalla barriera che, come detto, provengono da siti posti a monte idrogeologico del sito ex Farmoplant». Una proposta avanzata «per spirito di collaborazione», stando alla relazione presentata alla Regione dalla Abc Ambiente all’interno della quale si ribadisce che «Edison non sia il soggetto inquinatore alla luce di quanto riportato dallo studio di Icram». Dato questo che sarebbe stato smentito alla fine di maggio da Arpat. A ogni modo, collaborazione o meno, Edison è pronta a installare un filtro all’uscita per evitare che solventi clorurati, ferro, manganese e ammoniaca continuino a finire nel Lavello. Manca solo la risposta della Regione: un’autorizzazione necessaria per riportare un po’ di sicurezza sul ‘fosso dei veleni’.

Il nuovo impianto di trattamento della barriera idraulica all’ex Farmoplant, presentato da Edison, se approvato dalla Regione, dovrà svolgere un ruolo chiave per garantire la salubrità del Lavello ed una puntuale bonifica della falda inquinata da metalli pesanti e solventi clorurati, molto pericolosi per la salute. L’impianto tratterà 60 metri cubi di acqua all’ora e una portata media annua di 380mila metri cubi. Il dimensionamento è calcolato per trattare concentrazioni massime di solventi clorurati presenti in falda per 150 microgrammi per litro, pari a un carico contaminante massimo di circa 78 chilogrammi di solventi che non finiranno più nel Lavello. Quanto all’abbattimento dei metalli, grazie anche ai filtri a carbone attivo, la Abc Ambiente per Edison prevede una produzione di fanghi da smaltire in discarica di circa 5 tonnellate l’anno. Le concentrazioni massime previste nell’acqua di falda sono di 500 microgrammi per litro di manganese e altrettanti di ferro, 6 milligrammi per litro di ammoniaca. Quantità maggiori, con un dimensionamento per eccesso, rispetto alle reali caratteristiche calcolate allo scarico terminale, inserite nell’Autorizzazione unica ambientale, e che registravano una quantità mensile scaricata nel Lavello di 126 chilogrammi di ammoniaca, 11,5 chili di ferro, 11,9 di manganese e 2,8 chili di solventi clorurati