«Beni estimati: vogliamo gli indennizzi. Abolirli sarebbe un bagno di sangue»

Il monito degli industriali al Comune: «no ai proclami elettorali»

Cave di marmo

Cave di marmo

Carrara, 23 febbraio 2017 - Beni estimati, adesso la parola passa agli industriali. Dopo il Comune, a dire la sua è Erich Lucchetti, presidente delegazione Carrara di Confindustria Livorno Massa Carrara. "Il sindaco ha auspicato una azione di tutte le forze politiche per indurre il  Parlamento ad adottare una legge che riconduce i beni estimati nel patrimonio del Comune;  presentare questa battaglia come “una conquista di civiltà” o la soluzione dei problemi della  città ha un chiaro sapore elettorale ma la verità vera è un’altra.  Il Parlamento, ovviamente, può intervenire in materia senza però violare i principi costituzionali; il legislatore, nel disporre l’annessione dei beni estimati al patrimonio dei  Comune, dovrebbe stabilire anche il conseguente indennizzo a favore degli attuali  proprietari. E qui dobbiamo dirci come stanno le cose ponderando attentamente “costi e  benefici”: per il Comune l’esborso patrimoniale sarebbe incommensurabilmente più elevato  dei maggiori introiti per i canoni concessori attualmente non dovuti dai proprietari dei beni  estimati.  Allargando la prospettiva, l’incertezza normativa e il venir meno di affidamenti operativi  consolidati in due secoli di atti amministrativi e contratti innescherebbe una brusca frenata  degli investimenti con relative minori ricadute occupazionali. A farne le spese sarebbe la  tanto invocata “filiera della trasformazione” che in questi anni si è ricomposta e di cui, inspiegabilmente, l’Amministrazione continua a disconoscere la reale consistenza. Messi  insieme, l’illusione dei benefici finanziari della pubblicizzazione dei beni estimati e l’impatto  negativo su progetti di investimento valutati in decine di milioni di euro, prefigurano per il nostro fragile tessuto economico un bagno di sangue.  Non è la prima volta che, nel cercare sponde lontane per sbrogliare i limiti della azione politica locale, restiamo con “il gobbo nero in mano”: tre anni fa, sempre in nome di  battaglie ideologiche, è stato chiesto aiuto alla Regione che è intervenuta, è vero, ma lo ha  fatto, sottraendo per sempre la potestà di autoregolamentazione al Comune e  aprendo un primo varco per riservarsi una parte della tassazione sui marmi (4,5% del totale).  

"Con il Parlamento il rischio di un effetto boomerang è ancora più serio. L’azione politica farebbe meglio a lasciare che la natura dei beni estimati sia definita in via  giudiziaria per dedicarsi, piuttosto, a costruire condizioni propizie per un nuovo ciclo di  investimenti; per questo occorre liberare le aree dai vincoli del Sin, consentire il transito di  navi nel porto con i dragaggi, alleggerire i vincoli burocratici semplificando l’attività di  imprese, soprattutto quelle giovanili e le start up, investire in infrastrutture e sicurezza. Sono  mesi che, pacatamente e con la forza dei numeri, cerchiamo di spiegare queste cose a Comune e Regione ma, se i registri non cambiano, non riusciremo mai ad accorciare il gap di sviluppo rispetto al resto della Toscana e a ridurre la disoccupazione giovanile.