Amianto in spiaggia, non c’è mappatura. Il Comune è in difficoltà

Il vicesindaco di Massa Uilian Berti: «Solo l’anno scorso 48 ordinanze di controllo e rimozione»

Il caso amianto è scoppiato nuovamente  con la scoperta sotto la sabbia del bagno a Poveromo di 50 quintali di eternit

bagno irene amianto

Massa, 16 marzo 2017 - La battaglia contro l’amianto è ben lontana dall’esaurirsi a Massa. La vicenda del Bagno Irene, d’altronde, ha sollevato nuovamente il velo su una piaga che attanaglia da decenni il territorio e, come sempre, sono i numeri a dare la misura del problema: «Soltanto l’anno scorso – precisa il vice sindaco Uilian Berti - i nostri uffici hanno emanato 48 ordinanze di controllo e rimozione dell’eternit su tutto il comune».

E’ questo l’altro fronte della lotta per la completa bonifica del materiale cancerogeno: lastre, tegole e altro materiale contenente amianto si trovano un po’ dappertutto, sui tetti o a terra, e non esiste una mappatura completa della sua presenza. Insomma, bisogna ancora scoprire dove si trova l’eternit con esattezza e l’attività degli uffici tecnici di palazzo civico da sola non basta. Una prima mappatura della presenza dell’amianto, d’altronde, era stata effettuata da Arpat su indicazione della Regione Toscana nel 2007, ormai ben 10 anni fa.

Il progetto era articolato in tre fasi e prevedeva anche una vera e georeferenziazione dei siti contenenti amianto in Toscana fra insediamenti, opere e siti, che dovevano poi confluire in quello nazionale realizzato secondo criteri univoci sull’intero territorio italiano. Tuttavia in quella mappatura non fu inserita la presenza di amianto nell’edilizia privata che rappresenta invece oltre il 90% degli esposti presentati dai cittadini per coperture, serbatoi, canne fumarie e via dicendo. Ecco, questa doveva essere la terza fase del progetto ma sarebbe ancora «in fase di programmazione da parte della Regione», almeno stando a quanto riporta il portale di Arpat dedicato al tema dell’amianto.

Molto c’è ancora da fare perché è difficile andare a controllare casa per casa, terreno per terreno, l’eventuale presenza di eternit e il suo stato di conservazione. Una soluzione potrebbe essere quella di incentivare i cittadini a smaltirlo in autonomia, così come aveva provato a fare il Comune di Massa l’anno scorso: «Avevamo messo a bilancio circa 25mila euro di fondi da destinare come contributi ai privati cittadini per la rimozione e lo smaltimento dell’amianto – ha concluso Berti -. Purtroppo non tutti sono stati utilizzati anche se non sono mancate le richieste. L’obiettivo è quello di riproporre la misura pure quest’anno, mettendo a bilancio da subito, o con la prima variazione utile, altri 30mila euro».