Cremazioni nel cimitero degli orrori: ci fu associazione a delinquere

In appello condanna più pesante per l'ex funzionario del Comune di Massa. Le prescrizioni alleggeriscono le pene di Alibani di Euroservizi e di altri imputati / SCANDALO CIMITERI, SENTENZA A GENOVA

I sopralluoghi al cimitero nel 2007

I sopralluoghi al cimitero nel 2007

Massa, 27 marzo 2015 - SCANDALO cimiteri: la corte d’appello ha ribaltato la sentenza di primo grado per quanto riguarda la posizione dell’ex funzionario del Comune di Massa addetto all’ufficio cimiteri, Renzo Fialdini, accogliendo la tesi dell’accusa secondo la quale esisteva un’associazione a delinquere tra Renato Alibani, titolare di Euroservizi di Avenza (che aveva in appalto i servizi cimiteriali e la gestione del forno crematorio), i suoi operai e il dipendente pubblico. Associazione tra “controllore” e “controllato” che ha determinato la vergognosa gestione del cimitero e del forno di Mirteto  negli anni 2007 e precedenti. E’ la novità più rilevante stabilita dalla sentenza emessa venerdì pomeriggio 27 marzo a Genova dal collegio presieduto da Annaleila Della Prieta, al termine del secondo grado di giudizio. Una novità accolta con soddisfazione dal pubblico ministero Federico Manotti, insieme al fatto che la corte ha rigettato la tesi della difesa di Alibani secondo cui competente per l’intero processo sarebbe stata Pisa e non Massa. Pur avendo confermato quasi tutte le condanne di primo grado, infliggendone di ulteriori, la corte ha però ridotto le pene a carico di alcuni imputati riconoscendo l’intervenuta prescrizione di una parte dei reati. La richiesta dell’accusa non è stata invece accolta per l’ex carabiniere Augusto Calzetta: per lui confermata l’assoluzione del primo grado.

NEL DETTAGLIO, Renzo Fialdini è stato condannato in appello anche per abuso d’ufficio e per il reato associativo, oltre a vedere confermata la condanna di primo grado per falso e omessa denuncia: per lui la pena sale a 2 anni e 3 mesi (in primo grado erano 8 mesi). Renato Alibani ha visto confermare la condanna di primo grado per i reati contestati (tra cui soppressione di resti mortali, falso, peculato, associazione) ma ridurre la pena, in virtù di parziali prescrizioni, a 6 anni e 2 mesi (in primo grado erano 7 anni). Parziali prescrizioni anche per gli operai Euroservizi: Alessandro Dazzi e Piero dell’Amico pena diminuita a 3 anni ciascuno (erano 3 anni e 4 mesi a testa); Marco Grassi riduzione a 3 anni e 7 mesi (erano 4 anni e un mese); Maurizio Guerra 4 anni e 2 mesi (erano 4 anni e 10 mesi); Luca Pelletti 2 anni e sei mesi (erano 4 anni e 4 mesi). Confermate le pene a Silvano Carmagnola di Euroservizi (2 anni e 8 mesi) ed Enrico Paladini, titolare di pompe funebri (un anno e 6 mesi per truffa e corruzione). Grassi e Guerra assolti dall’accusa di peculato. Prescritto il reato per cui in primo grado era stata condannata a 4 mesi Michela Santucci (la fioraia che aveva riferito delle indagini in corso a un operaio Euroservizi). Assolto in primo grado e non ha dovuto affrontare l’appello Alan Tonazzini, ex operaio di Euroservizi.

PER LE PARTI CIVILI (un centinaio di familiari di defunti e altri soggetti) la corte ha disposto la rifusione delle spese di giudizio a carico degli imputati e di Euroservizi; Fialdini deve rifondere le spese di giudizio al solo Comune. Per i risarcimenti dei danni si apre la via delle cause civili (oltre alle provvisionali disposte in primo grado: 15 mila euro per ciascuna parte civile).

LO “SCANDALO cimiteri” e la conseguente inchiesta “Amen” ha riguardato principalmente la gestione del cimitero di Mirteto da parte di Euroservizi di Avenza a cui il Comune di Massa aveva affidato anche il forno crematorio. Al netto delle definizioni tecniche dei reati, il quadro è quello di cadaveri straziati con la pala per togliere le parti ancora non saponificate e radunare le ossa nella cassettina, cremazioni multiple, urne restituite ai parenti con le ceneri di chissà chi. Tutto ad opera di una “associazione a delinquere” che aveva a capo – ha sostenuto l’accusa – il titolare di Euroservizi Renato Alibani e come braccia operative molti dei suoi dipendenti, con la complicità del responsabile dell’ufficio cimiteri del Comune, Renzo Fialdini. 

L’INDAGINE fu avviata dal pm Federico Manotti col supporto di Nas e carabinieri di Massa nel febbraio 2007 e culminò, il 4 maggio 2007, nel sequestro dell’impianto e nell’arresto dell’operaio in quel momento al lavoro (Enzo Raffaello Pucci che quasi subito patteggiò una pena a 4 anni e 8 mesi . Tra il 14 marzo e il 4 maggio 2007 una telecamera nascosta dai carabinieri girò immagini shock nei locali del crematorio, proiettate in aula durante il processo di primo grado, che mostravano operai di Euroservizi introdurre nel forno più corpi insieme; se ne ricavava che le ceneri esito delle cremazioni venissero poi inserite a casaccio nelle urne da consegnare ai parenti. Nei locali del forno al momento del sequestro furono trovati anche piccoli cumuli di ceneri e ossa umane esito di cremazioni incomplete e resti mortali per i quali era già stata certificata, falsamente, l’avvenuta cremazione. Dopo il sequestro del forno si passò ad ispezionare il cimitero: emerse, tra l’altro, che uno dei campi di inumazione era usato come “discarica” per interrare rifiuti cimiteriali e che in un locale sotterraneo venivano letteralmente gettati sacchi di ceneri miste a frammenti ossei “avanzati” dalle cremazioni (centinaia di chili). In un camminamento del cimitero vennero ritrovati anche rifiuti ospedalieri (feti da aborti, arti e altri esiti di operazioni chirurgiche). Tra i fatti rimasti nella memoria, le intercettazioni aventi ad oggetto il corpo di una bambina di 7 anni, trattato come un sacco della spazzatura.

LE PENE da lui chieste erano più pesanti ma, con la sentenza d’appello, ha comunque visto riconoscere il proprio impianto accusatorio. Federico Manotti, il sostituto procuratore che coordinò l’indagine dei carabinieri e del Nas sul campo a Massa nel 2007 e istruì il processo di primo grado, ha sostenuto l’accusa anche in appello. Un fatto eccezionale: «E’ un grande onore la fiducia che mi è stata accordata dalla procura generale – ha commentato ieri sera Manotti –. La sentenza d’appello mi soddisfa, è stata accolta la tesi sostenuta sin dall’inizio: esisteva una associazione a delinquere di cui facevano parte Alibani, i suoi operai e anche Fialdini che in qualità di dipendente comunale favorì Alibani».

L’AVVOCATO Fabio Sommovigo, che con Andrea Corradino ha difeso Renato Alibani, il titolare della Euroservizi, e l’ex ufficiale dei carabinieri Augusto Calzetta, esprime soddisfazione per la conferma dell’assoluzione di quest’ultimo ma annuncia ricorso in cassazione per Alibani. In cassazione gli avvocati riproporranno ancheche il nodo della competena territoriale: la corte d’appello, come già in primo grado, non ha accolto la tesi secondo la quale il processo sarebbe da rifare ex novo perché competente era il tribunale di Pisa (dove sarebbe stato compiuto il primo reato) e non Massa.