Che ne sarà delle Apuane?

Il commento

Marzio Pelù, capocronista della cronaca di Massa della "Nazione"

Marzio Pelù, capocronista della cronaca di Massa della "Nazione"

Massa, 18 ottobre 2015 - Le cave. I servizi di National Geographic e Sette. I post su Facebook, gli articoli sui giornali con le reazioni di chi lavora nel settore e quelle degli ambientalisti o di chi proprio ambientalista magari non lo è ma, semplicemente, ha a cuore la nostra terra. Ho pensato e ripensato a tutto questo, dalla mattina fino a sera, prima di mettermi a scrivere queste righe. Di fronte a me, sullo schermo del computer, le foto dell’Archivio Bessi e quelle di Michele Ambrogi, che potete vedere qui a fianco e nelle pagine 2 e 3.

Ce le abbiamo davanti tutti i giorni, le Apuane, ma solo confrontando le immagini scattate in periodi diversi e distanti fra loro possiamo renderci conto di quanto è accaduto e sta continuando ad accadere “lassù”. Uno scempio. Ma sì, chiamiamolo con il suo nome, una volta per tutte. Quello lì è uno scempio.

Non si tratta di essere per questo o quello, pro o contro, a favore di un certo tipo di economia o no, di questo o quel partito (per carità!) o quant’altro. Si tratta di aprire gli occhi. E guardare. Chiunque abbia il dono della vista, non può non vedere. I numeri che cita il nostro Francesco Scolaro nel suo articolo, poi, danno ancora più forza alle foto di Bessi e di Ambrogi... non che ce ne fosse bisogno, ma i numeri evidenziano un aspetto importante che vanifica la giustificazione “però le cave ci sono sempre state”.

In tutta la storia dell’uomo, sono stati scavati (ma io direi “cavati”) 90 milioni di metri cubi di Apuane e la metà di questi volumi, cioè 45 milioni di metri cubi, sono stati strappati alle nostri Alpi soltanto negli ultimi sessant’anni. Quindi sì, le cave ci sono “da sempre” (sarebbe meglio specificare: da quando c’è’ l’uomo...) ma è solo da mezzo secolo o poco più che le montagne stanno perdendo i loro profili e vengono sventrate all’interno a ritmi forsennati. I mezzi di oggi sono ben diversi da quelli di cinquant’anni fa. E si vede.

L’escavazione ormai viaggia alla velocità della luce, con tutte le conseguenze del caso non solo sui profili delle montagne, ma anche sull’ambiente in generale, sulla tenuta idrogeologica del territorio, sulle acque... già, perché nelle foto vediamo i crinali abbassati ma non quello che accade all’interno che forse è peggio ancora. Ma allora che ne sarà delle Apuane? E di noi?

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