Carrione-choc, tutto il fiume è a rischio. Sequestri da Avenza a Sant'Antonio. "La Nazione" lanciò l'allarme subito dopo l'alluvione

La procura mette i sigilli agli argini destro e sinistro tra l'Aurelia e la briglia del Fiorino. Per il crollo del 2012 sotto inchiesta l'ingegner Settesoldi / LA DENUNCIA DE "LA NAZIONE" / IL DOSSIER CARRIONE

Il procuratore Aldo Giubilaro sull'argine crollato il 5 novembre scorso

Il procuratore Aldo Giubilaro sull'argine crollato il 5 novembre scorso

Carrara, 24 gennaio 2015 - SEQUESTRI e crolli sul Carrione: è stata una giornata drammatica, quella di ieri, sul fronte giudiziario, con un terremoto che investe anche il super progettista David Settesoldi appena chiamato dalla  Provincia di Massa Carrara a redigere un piano per la messa in sicurezza del Fescione al Cinquale. E mentre i vigili del fuoco, ieri su ordine della procura, hanno posto i sigilli sugli argini destro e sinistro del Carrione nel tratto tra l’Aurelia e la briglia del Fiorino, si apprende che l’ingegnere fiorentino Settesoldi è indagato per il crollo  avvenuto nel novembre del 2012 all’altezza dell’ex concessionaria Catelani a Nazzano. Sul registro degli indagati, per un atto dovuto, era finito anche l'ingegnere Claudio Mazzoni di Mulazzo la cui posizione, marginale, era stata stralciata dopo la sua scomparsa nel marzo del 2014. L'ingegner Mazzoni ascoltato dai vigili del fuoco aveva poi chiarito la sua posizione. La procura non si ferma e dopo i vari consulti con i periti che avrebbero prospettato una situazione di allarme rosso lungo tutta l’asta del Carrione, i sequestri degli argini iniziati ieri sono destinati ad allargarsi fino al ponte di Sant'Antonio. I lavori sarebbero stati eseguiti in difformità anche nei vari lotti a monte e iniziati nel 2001 dopo la tremenda alluvione in centro che causò anche una vittima. Settesoldi è indagato per i lavori compresi nel lotto VIII: l’ingegnere fiorentino aveva redatto il progetto preliminare definitivo ed esecutivo dei lavori per la messa in sicurezza del Carrione in quel tratto dove ha ceduto l’argine sinistro durante l’alluvione del 2012 causando milioni di danni alle aziende. Nel curriculum di prestigio dell’ingegner Settesoldi che ha redatto importanti progetti anche per l’Arno, il porto turistico di Cecina, studi di rischio idraulico e idrologico di centinaia di fiumi sparsi in tutta Italia, figurano alla voce 2006, per la redazione del progetto preliminare del Carrione, tra l’Aurelia e il ponte di via Giovani Pietro le cifre di 12.351 euro e 863.885 euro per le opere idrauliche. L’ingegner Michela che è indagato assieme al collega Franco Del Mancino per il disastro causato dal crollo del 5 novembre scorso in via Argine destro, è stato trasferito al settore della protezione civile scambiandosi, in pratica, il ruolo con l’ingegner Gianluca Barbieri. Il sospetto che lungo tutto il fiume Carrione, dai monti fino alla Foce, siano stati realizzati lavori di messa in sicurezza non idonei è ormai quasi una certezza. Gli argini, insomma, sono tutti a rischio. C’è una relazione choc dei vigili del fuoco sul tavolo dei magistrati. La procura ha anticipato i tempi e ha dato un segnale forte e tempestivo alla Provincia e al Comune di Carrara e alla stessa Regione. E se l’ingegner Settesoldi, appena due giorni fa disse che il Frigido è una bomba pronta ad esplodere, questa volta la deflagrazione arriva dalle aule della procura: «Attenti, il Carrione è a rischio totale perché i lavori agli argini non sono stati eseguiti bene». Così si potrebbe sintetizzare la decisione di accelerare i tempi. Per la sicurezza dei cittadini che continuano ad avere paura alle prime gocce di pioggia. E lungo tutti i 14 chilometri del corso d’acqua.LA PROCURA ha sequestrato anche gli argini destro e sinistro del Carrione nel tratto tra la briglia del Fiorino e l’Aurelia: circa 200 metri. Non c’è solo il rischio che una piena possa sgretolare le sponde come accaduto più a valle due volte nell’arco di un paio d’anni, ma anche il sospetto che non siano state rispettate le procedure per l’affidamento delle gare per l’assegnazione dei vari lotti in cui era stata suddivisa la messa in sicurezza complessiva del fiume. E la procura dopo aver esaminato un carteggio molto voluminoso e le relazioni precise del Comando provinciale dei vigili del fuoco ha deciso di passare all’offensiva. Ma non si arresterà l’azione dei magistrati che al contrario degli amministratori e politici pubblici continuano a tergiversare dando già segnali di insofferenza con un tentativo già visto di ricorrere allo scaricabarile. I sigilli agli argini si estenderanno anche verso il centro e fino all’altezza di Sant'Antonio. E’ nella logica dei fatti visto che i lavori effettuati a lotti sembrano uno fotocopia dell’altro. Il crollo di via Argine destro è gemello di quello del 2012 a Nazzano. Da oltre due anni i lavori nell’area del sequestro di ieri erano fermi. Un mistero.