Bimbo rischia la vita per una grave malformazione: salvato all’Opa dopo drammatica staffetta

Consulto fra i medici di tre ospedali, poi l’intervento a Massa. Il piccolo Antonio può tornare a giocare

Il dottor Bruno Murzi ha eseguito l’intervento risolutivo, che ha permesso di salvare e  restituire a una vita normale al piccolo AntonioFOTO UMICINI SALA CHIRURGICA

Il dottor Bruno Murzi ha eseguito l’intervento risolutivo, che ha permesso di salvare e restituire a una vita normale al piccolo AntonioFOTO UMICINI SALA CHIRURGICA

Massa, 23 maggio 2015 - Una trachea nuova ha salvato Antonio (il nome è di fantasia), un bambino di quattro anni cresciuto da genitori che con lui hanno condiviso tempo i suoi problemi respiratori, scanditi da episodi frequenti di crisi asmatiche. A raccontare la sua storia è il dottor Stefano Buzzigoli, responsabile Dipartimento Emergenza Urgenza del Versilia. Il bambino era aiutato con farmaci specifici e controlli ambulatoriali in altri ospedali conducendo tuttavia una vita pressoché normale. L’11 aprile scorso ha una nuova crisi respiratoria, all’apparenza una delle tante, e viene ricoverato in Pediatria al Versilia. Dopo due giorni, però, nonostante sorveglianza e cure, la situazione precipita. «Il piccolo ha urgente bisogno di terapie avanzate – spiega Buzzigoli – ed è necessario intervenire con la ventilazione meccanica che prevede una sedazione farmacologia e il posizionamento di un tubo nella trachea. La consulenza dei rianimatori prevede la necessità di sedazione, intubazione, ventilazione artificiale e trasporto con eliambulanza alla Rianimazione del Meyer di Firenze. Purtroppo l’inserimento del tubo in trachea risulta impossibile, anche ricorrendo alle tecniche abituali e straordinarie previste dalle linee guida internazionali. Per noi è impossibile intubare Antonio e riusciamo a fatica ad ossigenarlo adoperando esclusivamente il “va-vieni“». Un’ambulanza della Croce Verde del Lido preleva in tempi rapidissimi un’équipe di rianimatori dell’Opa di Massa ma il problema non si risolve e il bambino peggiora: compare un arresto cardiaco, si massaggia, si defibrilla, si adoperano farmaci estremi. A questo punto l’unica soluzione per arrivare alla trachea è una tracheotomia in emergenza o adoperare una macchina da ossigenazione extracorporea (Ecmo) disponibile solo all’Opa. Dopo aver consultato il cardiochirurgo Bruno Murzi, si decide per la tracheotomia. «Il cuore del bambino ha ripreso a battere – prosegue Buzzigoli – , l’ossigenazione sempre con “va-vieni“ è accettabile, l’ambulanza della Croce Verde è pronta e si raggiunge la Terapia Intensiva Pediatrica dove si può procedere. Arriva anche la diagnosi: Antonio è affetto da un restringimento congenito della trachea conseguenza di anomalie dei vasi arteriosi che formano una sorta di “laccio” che strangola per un lungo tratto la trachea e la rende così sottile da costringere Murzi a posizionare un tubo molto piccolo che risolve in urgenza il problema». Viene così programmato un intervento di plastica tracheale: «Qui si gioca il destino di Antonio. Un simile intervento richiede esperienza, capacità, professionalità, manualità tecnica di eccellenza e qualificata esperienza anestesiologico-rianimatoria perioperatoria. Tutto questo per fortuna all’Opa c’è: il bambino viene operato con una tecnica “ibrida”, nuovissima che prevede anche il prelievo e impianto di una parte di cartilagine di una sua costola». Antonio ha un decorso ottimo e il 18 maggio viene dimesso