Argini, le carte al setaccio della Procura dopo l’alluvione

Spunta l’ipotesi di favori ai parenti. Nel mirino della magistratura le varianti d’opera / L'ALLUVIONE: LO SPECIALE

Il Carrione oggetto dell’attenzione della magistratura

Il Carrione oggetto dell’attenzione della magistratura

Carrara, 19 novembre 2014 - L’Ufficio difesa del suolo della Provincia è stato svuotato dai carabinieri che hanno sequestrato tutti i documenti relativi ai lavori svolti nel Carrione. Sono stati spesi quasi 50 milioni in nove anni con risultati drammatici. Nelle carte, gli inquirenti cercano di ricostruire tutto l’iter degli appalti, capire perché non veniva mai superata la soglia dei 500mila euro che escludeva la gara pubblica e quindi il collaudo statico dell’opera. Gli argini del Carrione non sono stati collaudati dal Genio Civile proprio perché i lavori sono andati avanti a stralcio. Sempre per importi sotto i 500mila euro. In questo caso il Genio Civile si limita ad omologare il progetto sulla carta. La Procura vuole capire se c’erano i soldi per progettare un’opera più completa e sta anche verificando alcune circostanze che potrebbero evidenziare una sorta di nepotismo, vale a dire favori a parenti nell’assegnazione degli incarichi. E questo non limitatamente agli ultimi anni. Questa indagine non riguarda solo il settore diretto dall’ingegner Stefano Michela ma viene vagliata attentamente la documentazione degli ultimi decenni. L’ingegner Michela il giorno stesso dell’alluvione, qualche ora dopo il crollo, si era tirato fuori dalle responsabilità: «Il muro non doveva crollare, c’era un progettista, un direttore dei lavori e il progetto era stato approvato dal Genio Civile».

Non convince certo gli inquirenti questa valutazione e si sta verificando se i controlli siano stati adeguati e una corsia preferenziale sulle meticolose indagini sembra aver imboccato la pista delle varianti in corso d’opera. Chi le ha firmate? E perché si decideva di fare interventi inizialmente diversi? I lavori sul fiume, nel tratto crollato, sarebbero stati modificati strada facendo e nessuno, almeno ufficialmente, ha controllato. Il progettista, l’ingegner Franco Del Mancino era anche direttore dei lavori e la Provincia non ritenne necessario nominare un responsabile del procedimento. Nulla contro la legge, ovviamente, però, sul piano politico la mancanza è stata ritenuta gravissima. Nel 1996 l’ingegner Del Mancino venne incaricato da Paolo Fontanelli, sub commissario delegato della Regione Toscana agli interventi di emergenza urgenti per gli eventi alluvionali del 19 giugno 1996, della progettazione dei lavori necessari alla realizzazione del ponte sul Versilia a Montignoso in via IV Novembre. «Per l’espletamento dell’incarico il professionista farà riferimento al responsabile del procedimento Giovanni Biagi il quale potrà formulare le indicazioni e gli indirizzi ai quali il professionista dovrà conformarsi»: così aveva deciso l’ufficio del commissario per l’alluvione del 1996 che per l’incarico di progettazione riconobbe all’ingegner Del Mancino un compenso di 17 milioni di vecchie lire. Gli inquirenti vogliano capire perché non si è ricorso alla figura del responsabile del procedimento in un’opera così importante come quella relativa ai lavori di arginatura del Carrione. E inoltre valutare se siano state rispettate tutte le norme sugli appalti pubblici e in particolare sull’affidamento diretto. Un lavoro meticoloso quello che attende il procuratore capo Aldo Giubilaro e il sostituto Vito Bertoni titolare anche dell’inchiesta sul crollo dell’argine sinistro a Nazzano, nel novembre 2012, e sfociato per ora con due avvisi di garanzia notificati ad un dirigente della Provincia e ad un funzionario del Comune di Carrara.