Giustizia fuori tempo massimo

Il commento

Prato, 28 aprile 2016 - Ci risiamo, ora tutti di nuovo a parlare d’intercettazioni, di come siano troppe, di come facciano male alla privacy dei nostri indifesi rappresentanti istituzionali. Discorsi già sentiti almeno dieci volte negli ultimi dieci anni. E nessuno dei politici che tutti i giorni affollano i tg che invece si preoccupi di dire come migliaia di processi rischino di andare al macero perché c’è la prescrizione che incombe. E perché quel diabolico meccanismo nato come garanzia del fatto che lo Stato non perda tempo a inseguire reati vecchi, di cui nessuno ha più memoria, stia sempre più trasformandosi in una sorta di salvacondotto collettivo.

Sì, sempre più: perché i processi si accumulano, i tempi si allungano e le sentenze s’allontanano. Altro che chiacchiere intercettate: eccolo il vero morbo della giustizia. Così - è notizia dell’altro giorno - a Prato è a un passo dalla prescrizione, con oltre cento testimoni ancora da ascoltare, il processo su Permessopoli, permessi facili ai cinesi in cambio di favori e regalie, con nove imputati alla sbarra fra cui cinque poliziotti, compreso l’ex campo delle volanti. Mentre a dicembre si prescriveranno le accuse di incendio e lesioni colpose a carico dei 33 imputati per la strage della stazione di Viareggio, quella che il 29 giugno 2009 causò la morte di 32 innocenti dopo il deragliamento di un treno e un’esplosione da fine del mondo. Chi ha voglia può andarsi a risentire le dichiarazioni del giorno dopo, le promesse di giustizia, le solite frasi roboanti, tipo "i responsabili pagheranno".

E ricordarsi che a pronunciarle erano i soliti che anche oggi affossano tutti i tentativi di riformare questa povera giustizia malata. Perché la prescrizione, così com’è congegnata, fa comodo, anche ai colletti bianchi. Soprattutto quando parlano troppo e le intercettazioni li inguaiano.