Vendita di villa Reale agli stranieri. C’è chi non ci sta: «E’ la nostra storia»

Marlia, un gruppo di intellettuali: «Spostare il dibattito dai soldi alla cultura»

Villa Reale

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Lucca, 22 luglio 2014 - Soldi o cultura? Legge del mercato o una storia da preservare? Il dilemma è servito. La notizia della cessione di villa Reale a Marlia ad una coppia di miliardari — lui scozzese, lei a quanto pare russa — torna a far discutere. E non tanto per il prezzo (sembra 18milioni di euro) pagato per assicurarsi il prestigioso immobile capannorese, quanto, piuttosto per l’inestimabile campionario di oggetti che raccontano la nostra storia e che adesso andranno nelle mani di facoltosi stranieri. La paura è che tutto questo patrimonio lucchese sparisca nel nulla: venduto a collezionisti o più semplicemente portato all’estero. Così un gruppo di capannoresi — appassionati di storia e di arte — ci ha contattato direttamente in redazione per esprimere le proprie perplessità di fronte a questa cessione. La volontà di questo gruppo — che in attesa di essere definito ci ha chiesto momentaneamente di restare anonimo — è quella di spostare il dibattito dagli aspetti economici a quelli culturali della vicenda. 

«All'interno della villa — spiegano — ci sono degli oggetti che appartengono ai nostri antenati. Nel palazzo, infatti, ci sono delle vere meraviglie sconosciute ai più ma non per questo meno importanti. Qualche esempio? C’è la mobilia imperiale di Napoleone proveniente dall’isola d’Elba, oppure il letto dove ha dormito il celebre ministro francese Talleyrand. Ma anche una coppia di campane del 1313 e una serie di carteggi con il primo re d’Italia. Che fine faranno questi oggetti?». Domanda lecita e che viene ‘girata’ direttamente al Comune di Capannori. «Nel 1923 la villa — spiegano ancora gli intellettuali — venne acquistata dai Pecci Blunt ma il Comune di Capannori allora si fece garante che la biblioteca e altri oggetti storici restassero qui. Perché stavolta non si cerca di fare lo stesso? Giusto seguire la legge di mercato, ma giusto anche tutelare la nostra storia». No?