Noto bancario arrestato in Svizzera, accusato di truffa

Il caso: clamoroso ammanco nelle casse di un istituto di credito che supera addirittura i 7 milioni di euro

 Domenico «Nico» Petrella

Domenico «Nico» Petrella

Lucca, 7 ottobre 2014 -  E’ UN NOTO professionista lucchese, l’ex dirigente di banca arrestato nelle scorse settimane in Svizzera per un clamoroso ammanco nelle casse di un istituto di credito che supera addirittura i 7 milioni di euro. E’ stato lo stesso Domenico «Nico» Petrella, 54 anni, a presentarsi alla magistratura di Lugano, auto-denunciandosi. Un gesto che punta ad alleggerire almeno in parte la sua delicata posizione. «Quei soldi purtroppo li ho sperperati tutti al gioco nei casinò, ho questo vizio...», avrebbe ammesso Nico Petrella davanti alla procuratrice pubblica Raffaella Rigamonti, che coordina l’inchiesta con i reparti dell’équipe finanziaria del Ministero pubblico. Ma l’indagine è ancora in corso, per chiarire bene sia il meccanismo di prelievo delle ingenti somme, sia la loro effettiva destinazione. L’ammontare del denaro sottratto dall’ex dirigente alla banca «Julius Bär» di Lugano, sarebbe di oltre 9 milioni di franchi svizzeri (poco più di 7 milioni di euro), corrispondenti alle somme versate negli ultimi due anni da una trentina di facoltosi clienti. In buona parte si tratterebbe di italiani, ma pochi finora hanno rpesentato denuncia. Secondo quanto ricostruito finora, Petrella, che da Lucca si era trasferito negli scorsi anni prima negli Stati Uniti, poi a Como e quindi a Lugano, era stato per alcuni anni dirigente dell’istituto di credito «Julius Bär»di Lugano, poi alla fine del 2013 era uscito, ma aveva continuato a gestire dall’esterno alcuni clienti, in qualità di consulente. Secondo quanto da lui stesso dichiarato, nonostante un considerevole stipendio di 200mila franchi annui, aveva bisogno di ulteriori ingenti somme per soddisfare il vizio del gioco nei casinò. ​Avrebbe quindi utilizzato il classico sistema «buco tappa buco», con operazioni di prelievo indebito dai conti dei clienti per coprire i «buchi» effettuati altrove. Il tutto finché la situazione non è divenuta ingestibile e gli è esplosa tra le mani. Invece di fuggire, ha comunque scelto di costituirsi e di ammettere le proprie responsabilità, a quanto pare spinto anche dai sospetti di un cliente facoltoso. La magistratura elvetica sta adesso verificando se Nico Petrella abbia effettivamente potuto fare tutto questo da solo o se abbia avuto dei complici. Si indaga anche per chiarire dove siano effettivamente finiti quei milioni spariti. Le accuse a suo carico sono al momento quelle di truffa, appropriazione indebita e falsità in documenti.