Soldi sporchi in Svizzera, indagate sei persone

L'organizzazione offriva ai clienti la possibilità di trasferire denaro in paradisi fiscali dietro lo schermo di imprese anonime operanti in Svizzera o negli Emirati Arabi

Guardia di finanza

Guardia di finanza

Lucca, 28 aprile 2016 - Soldi sporchi in viaggio dalla Lucchesia a Lugano. A scoprire l'organizzazione con sede in Svizzera dedita al riciclaggio internazionale di denaro è stata la Guardia di Finanza di Lucca. Le Fiamme Gialle hanno accertato, in particolare, che le attività finanziarie trasferite all’estero derivavano soprattutto dalla commissione di reati tributari e da quelli contro la fede pubblica, tra cui la contraffazione. I responsabili del riciclaggio e i loro numerosi collaboratori hanno diretto le operazioni nel loro studio di Lugano avvalendosi di una società fiduciaria, da dove, spesso, sono partiti alla volta dell’Italia per rifornirsi del denaro che poi facevano sparire. Le indagini tecniche effettuate, i controlli valutari e la documentazione contabile acquisita hanno permesso di ricostruire, nei dettagli, le modalità operative dell’organizzazione che offriva a clienti italiani, alcuni dei quali presenti in Toscana, la possibilità di trasferire in Svizzera, negli Emirati Arabi e in altri Paradisi fiscali, dietro l’apparente schermo di imprese anonime operanti nel territorio elvetico o nel sud-est della penisola araba, cospicue somme di denaro.

Tali somme, provenienti dai reati di truffa, contraffazione, evasione fiscale e da altri reati finanziari, sono state successivamente reintrodotte e utilizzate, dopo essere state ripulite, nella sfera lecita dei circuiti nazionali, in svariati investimenti, in pagamento di fatture false emesse nei confronti di imprese estere fantasma e a rimborso di linee di credito fittizie. Non infrequenti sono state, inoltre, le consegne in contante degli interessi maturati sugli investimenti esteri a favore dei cittadini italiani che avevano affidato i loro denari alla organizzazione, la quale, sull’intermediazione prestata, tratteneva un compenso oscillante tra il 2 ed il 4% dell’importo globalmente trasferito che ammonta a circa 3 milioni di euro. Gli indagati, complessivamente 6 cittadini di nazionalità italiana e svizzera, dovranno rispondere dei reati di associazione per delinquere e riciclaggio, aggravati dalla transnazionalità della condotta.