Mercoledì 24 Aprile 2024

Sgarbi: "Lucca, Ilaria, l’arte e Dio". Il critico accolto dalla folla in S. Francesco

Invitato all’appuntamento conclusivo delle conversazioni promosse dal Comitato Nuovi Eventi per Lucca

Sgarbi a Lucca

Sgarbi a Lucca

Lucca, 24 novembre 2014 - COME una rockstar. Applausi e abbracci, baci, autografi e foto ricordo. Un amore grande. Quasi inconsueto per i lucchesi, sempre così misurati, compassati, prudenti. Ma quando Vittorio Sgarbi capita nell’arborato cerchio è sempre la solita storia. Persone che si accalcano, inviti che vanno a ruba, entusiasmo su di giri e occhi che luccicano quando arriva il critico d’arte che con Lucca ha davvero un rapporto speciale.

SAN FRANCESCO è gremito in ogni ordine di posti per l’appuntamento conclusivo delle conversazioni promosse dal Comitato Nuovi Eventi per Lucca e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca. I biglietti gratuiti sono andati a ruba in pochi minuti in settimana. Per fortuna c’è anche la diretta su NoiTv. Avere il biglietto di accesso, del resto, è, a suo modo, è un segno distintitivo. Sgarbi entra da una porta laterale ed è subito circondato da personalità, addetti ai lavori, conoscenti e ammiratori. In prima fila, naturalmente, tante donne. Signore di ogni età che Sgarbi conquista con un sorriso, un bacio, una stretta di mano, una battuta, una strizzata d’occhio. Il rossetto, nelle varie tonalità, gli si appiccica sulle guance.

DISPONIBILE, per niente altezzoso come tanti personaggi del mondo che conta e pronto allo scherzo, il critico d’arte rimbotta a Vittorio Armani la scelta della cravatta sopra una camicia «button down», con i bottoncini al collo: «Qui sei il numero due: non puoi vestirti con questi abbinamenti!». E l’ex direttore di Assindustria, ora presidente del «Comitato Nuovi Eventi», sta allo scherzo, ricordando che con quel cognome la moda è invece affar suo. Poi, introdotto dal critico d’arte Sergio Risaliti, ecco la sua lezione sull’arte, proprio nel nome di Ilaria del Carretto, ovvero di colei che, racconta Sgarbi, ha costituito la sua prima emozione nel rapporto con l’arte stessa. Un’iniziazione che gli è rimasta addosso: «La mia prima volta fu... con Ilaria del Carretto nel 1970. Tante volte ho passeggiato per via Fillungo sino ad arrivare a casa di Paolo Guinigi e da lì, tramite una scala interna, sulla torre con gli alberi. Lucca è stata un’esperienza iniziale e iniziatica per me, Ilaria la favilla che ha acceso il mio fuoco per l’arte».

«MA PERCHE’ si deve amare l’arte? Perché – afferma Sgarbi – se c’è qualcosa che ci fa avvicinare a Dio, che ci fa intuire che Dio esiste, questa è proprio l’arte. Non sono un prete, ma ho una vocazione sacerdotale per l’arte. So di mettere in crisi gli organissatori e di scombinare i programmi, ma subito dopo questa lezione voglio andare a visitare le mostre nei Musei Nazionali di Villa Guinigi e Palazzo Mansi. Prima della cena, intendo. Perché non ho mai avuto dubbi sul fatto che il cibo dello spirito è più importante di quello del corpo».

«IL SONNO di Ilaria – ha concluso Sgarbi – è la chiave di lettura. Ilaria non è morta, dorme e quindi vive. Quel sonno, quella dimensione leggera e (come nel secolo precedente a Jacopo della Quercia fece Marco Romano nel suo S.Simeone) ci rendono Ilaria ancora oggi viva e parlante, strappata alla morte, sebbene scolpita nella pietra».

Fabrizio Vincenti