Allarme: sempre di più i senza tetto

L’«Unità di strada» della Croce Rossa registra fenomeni preoccupanti

Ogni venerdì sera scatta il servizio dell’«Unità di strada» della Croce Rossa

Ogni venerdì sera scatta il servizio dell’«Unità di strada» della Croce Rossa

Lucca, 14 dicembre 2014 - STAZIONE ferroviaria di Lucca, notte di venerdì scorso. Quattro persone vi si aggirano come ombre. Non alla ricerca di un treno in partenza, peraltro quasi impossibile da trovarsi a Lucca in orari serali, ma, piuttosto, di un luogo dove provare a chiudere gli occhi. Almeno per qualche ora. Non un riposo vero e proprio, ma almeno una tregua, se possibile non al freddo e all’umido di queste notti autunnali. Non sono clochards veri e propri, o almeno non lo sono per scelta, non sono quattro immigrati, come probabilmente d’istinto saremmo portati a pensare.

SONO QUATTRO italiani, tra cui una donna, avamposto di un esercito di indigenti che sta crescendo accanto a noi. Donne e uomini che stanno venendo stritolati da una crisi che schiaccia con particolare accanimento chi non ha più un reddito e un lavoro. Chi naviga verso l’età di mezzo, e anche oltre, e che ha difficoltà, ancora maggiori dei giovani, a ritrovare un’occupazione. Che schiaccia chi, e a Lucca sono davvero tanti, come testimoniano le classifiche de «Il sole 24 Ore» sulla qualità della vita, ha perso una famiglia. Con il contorno di dolorose e costose separazioni. Lucca non è Napoli. Nemmeno Milano. O Roma.

MA I BARBONI, come sono comunemente chiamati, sono in mezzo a noi. Dentro un vagone ferroviario. Oppure al saliscendi di Monte San Quirico. O nei pressi delle Mura. Qualcuno persino sul fiume. Altri nei tanti edifici abbandonati. Uomini e anche donne. Stranieri ma anche tanti italiani, in percentuali drammaticamente crescenti, come conferma Maria Cristina Cammilli, responsabile per la Croce Rossa di Lucca del servizio «Unità di strada e dell’Area 2», supporto e inclusione sociale. Da due anni la Croce Rossa cittadina ha avviato un servizio per strada, ogni venerdì sera, per assistere chi non ha una casa, e a volte nemmeno abiti adeguati per combattere il rigore delle stagioni fredde.

«PARTIAMO in cinque – spiega – con almeno due uomini a bordo, per quanto non abbiamo mai avuto problemi. Con noi portiamo cibo, the caldo, coperte, guanti, calzini, cappelli. Quello dei senza tetto è un fenomeno in crescita. Che sta toccando anche molti italiani: sono quasi la metà, ormai, delle persone che assistiamo. E sono in crescita anche le donne. Facciamo quello che possiamo per dargli conforto, ma è chiaro che non siamo in grado di risolvere l’emergenza».

UN UNIVERSO composito. Con numeri che per Lucca fanno riflettere. «Siano arrivati a assistere anche una quindicina di persone per notte – spiega – ma complessivamente sono 30-40 le persone che incontriamo senza un tetto. Lucca non è una metropoli, dove il fenomeno è molto più vasto, ma nemmeno un’oasi felice. Ce ne rendiamo conto anche durante i colloqui nel centro d’ascolto. Chi ha perso un lavoro, soprattutto se in età avanzata, non lo ritrova facilmente, spesso ci sono situazioni familiari compromesse alle spalle. E il baratro a quel punto è a un passo. Salvo un caso di un uomo che a Ponte a Moriano ha scelto liberamente di fare il barbone, gli altri vivono così perché in stato di necessità».

E PER LE DONNE a Lucca non esiste nemmeno un dormitorio, a differenza degli uomini. «Il Comune – conclude – ha assicurato che verrà realizzato, ma per ora non c’è nulla e tenga conto che le donne sono circa un terzo del totale, a volte anche abbastanza giovani». Storie nelle storie, drammatiche, della strada. di FABRIZIO VINCENTI