Revenant, che meraviglia! E ora Leo vai, corri a prenderti il tuo Oscar

A cura di Marco Andreini di Project Movie su Facebook

Revenant, Inarritu e DiCaprio (Afp)

Revenant, Inarritu e DiCaprio (Afp)

Lucca, 18 gennaio 2016 - "Nessun film è facile da girare. Devo dire però che per la mia esperienza questo è stato il viaggio più difficile che io abbia mai affrontato. Così tanti mesi passati al freddo e in condizioni estreme... ma tutti in questa stanza sappiamo bene che mentre la sofferenza è temporanea, un film rimane per sempre..." [A.G. Inarritu]. Si è espresso così riguardo al suo nuovo film il regista messicano, premio Oscar lo scorso anno per Birdman, mentre sul palco dei Golden Globes ritirava il suo premio per la Miglior Regia. Scritto dallo stesso Inarritu, questa epica avventura prende 'ispirazione' dal libro di Michael Punke intitolato proprio The Revenant: A Novel of Revenge (2003), in cui si narrano le vicende realmente accadute del trapper ed esploratore Hugh Glass. 1823, Missouri.

Nel corso di una spedizione nelle allora incontaminate e inesplorate terre del Nord America, un gruppo di cacciatori in cerca di pelli e pellicce riesce a fatica a sventare un assalto di indiani Arikara. Esausti e decimati, sono costretti a rientrare all'accampamento. Sulla via del ritorno, Hugh Glass viene attaccato da un Grizzly: riesce ad avere la meglio ma a causa delle gravi ferite riportate viene dato per spacciato. Rimasto con pochi uomini in attesa di dargli degna sepoltura, uno di loro, il crudele Fitzgerald, uccide suo figlio e abbandona lui in una fossa. Glass però sopravvive, esce dalla fossa e inizia a trascinarsi per i boschi in una bestiale lotta per la salvezza. Vuole vendetta. Il film, come ricorda lo stesso Inarritu, ha fatto parlare di se sin dalle prime immagini come una delle produzioni più difficili di sempre: girato principalmente tra le regioni dell'Alberta (Canada) e la Terra del Fuoco (Argentina), il regista malgrado le difficili condizioni ambientali ha insistito nel voler utilizzare soltanto la poca luce naturale disponibile limitando le riprese ad alba e tramonto.

Una scelta coraggiosa, e se da un lato ha fatto dilatare i tempi delle riprese causando non poche difficoltà, dall'altro il magnifico risultato lascia a bocca aperta. Detto questo, erano pochi gli attori in grado di prendersi questa responsabilità e di sostenere, quasi da soli, un film del genere. E allora chi, se non Leonardo DiCaprio? Due anni fa era l'eccentrico broker Jordan Belfort, oggi è il 'redivivo' avventuriero Hugh Glass. Pensavamo di aver visto probabilmente il meglio di lui in quello splendido circo Scorsesiano intitolato The Wolf Of Wall Street, ma in realtà non aveva ancora finito di stupirci. La chiamata di Inarritu rappresentava l'ennesima sfida, la più ardua, l'ennesima occasione per mettersi alla prova degna del suo nome. Non se l'è fatta sfuggire. Siamo abituati a vederlo sempre esuberante e sopra le righe, complici i brillanti copioni che rendono i suoi personaggi estremamente carismatici e memorabili. Qui però, per la prima volta, Di Caprio è solo, emarginato, confinato nel silenzio e ai confini del mondo. Costretto a ringhiare. La sua interpretazione è necessariamente più fisica, fatta di mimica e anche tangibile sofferenza. Ci ha messo l'anima. Se in più di un'occasione quando sediamo al cinema ci dimentichiamo di essere davanti a uno schermo è anche per merito di questi attori dell'era moderna che si spingono sempre più oltre.

Rischiare più volte l'ipotermia entrando e uscendo da acqua gelida o mangiare realmente fegato crudo di bisonte sono solo alcuni degli aneddoti svelati da Leonardo DiCaprio nel corso di queste riprese. Che dire poi di Tom Hardy, un altro tra i migliori attori in circolazione e perfettamente a suo agio. Spietato e glaciale come l'azzurro dei suoi occhi, è il lato oscuro dell'umanità, uno su cui l'etichetta di antagonista calza a pennello (e anche l'Oscar). Scenografie mozzafiato e una fotografia unica ci accompagnano senza sosta e sono una gioia per gli occhi, rammentandoci quanto sia meraviglioso lo spettacolo della natura estrema, la vera protagonista, e facendoci apprezzare ancora di più il duro lavoro svolto dalla troupe. Quando poi nelle tue file hai un genio della Fotografia come il duplice premio Oscar Emmanuel Lubezki (Gravity, Birdman), non puoi far altro che farti trasportare dalle immagini. Avvolti in quei colori freddi, percepiamo il calore a ogni visione di quel sole tanto prezioso. Ma Revenant è più di una foto in movimento: grazie al particolare dinamismo della regia siamo sempre al centro dell'azione, i protagonisti sono seguiti dalle inquadrature in modo quasi naturale e ciò che vediamo non è mai caotico nemmeno nei momenti più concitati. Una regia viva, che si muove e non esita ma anzi partecipa e ci prende per mano. Inarritu è un folle. Ci è riuscito anche quest'anno ma creando qualcosa di completamente diverso.

Ad ogni passo avvertiamo la sua spasmodica ricerca per un naturalismo quasi primordiale, un'ossessione che si traduce in una storia selvaggia e brutale, fatta di tante peripezie e grande sacrificio per un protagonista in cerca di vendetta e redenzione. Nonostante semplici premesse e una trama molto convenzionale, il cinema di Inarritu si fa amare perché vivido, viscerale e di un realismo esasperato, ma anche studiato al dettaglio: la scena dell'attacco dell'orso e alcuni lunghi piano sequenza sono qualcosa di meraviglioso, sia esteticamente che tecnicamente. Sfruttando ogni arma in possesso della Settima Arte con un'abilità e autenticità che solo un grande regista può avere, e malgrado forse la eccessiva lunghezza, la sua opera diventa un'esperienza cinematografica immersiva, che rapisce lo spettatore e trascende il mero intrattenimento.

"Arte epica di larga portata" lo ha definito DiCaprio. Come sapete, a un cinema estremo risponde sempre un viaggio soggettivo. E' difficile trovare le parole giuste per descriverlo, ma spero di esserci riuscito. Da vivere, perché Revenant è un'avventura che vi toglierà il fiato. Da vedere, perché siamo davanti a uno dei migliori film dell'anno, se non il migliore. Voto 8,5 [.O.] Il film più nominato agli Oscar 2016 con ben 12 Candidature, praticamente tutte, tra cui Miglior Film, Regia, Attore Protagonista e Non, Fotografia, Scenografia. Già vincitore del Golden Globe 2016 per Miglior Film, Miglior Regia e Miglior Attore Protagonista. Leo, adesso corri e vatti a prendere il tuo sacrosanto Oscar! (Quest'ultima frase e il discorso sugli Oscar ovviamente potete anche non metterli).