'Carol', poetico e sensibile. Il limite? E' stato caricato di troppe aspettative

La recensione del film 'Carol' a cura di Marco Andreini

Il film "Carol"

Il film "Carol"

Lucca, 8 gennaio 2016 - The Price Of Salt (1952), romanzo della leggendaria Patricia Highsmith. È proprio dall'eredità di una scrittrice senza tempo che nasce la sceneggiatura di Carol e prende vita il film di Todd Haynes. Ambientato nella New York degli anni '50, scopriremo la nascita del tormentato rapporto sentimentale tra Therese, giovane commessa e aspirante fotografa, e Carol, incantevole donna benestante alle prese con un difficile divorzio. Sin dalla sua presentazione a Cannes nel Maggio 2015, Carol ha camminato su un red carpet fatto di elogi e consensi, ha collezionato una Nomination dietro l'altra in questa stagione dei premi e si configura ora come uno dei film di punta in vista degli Oscar 2016.

Sono ben cinque, inoltre, le candidature al Golden Globe tra cui miglior film drammatico, regista, attrici protagoniste (entrambe candidate) e colonna sonora. D'altra parte, quando si hanno due attrici così, è lecito aspettarsi il massimo. Le due interpreti infatti non deludono minimamente: l'una, Rooney Mara, incarna perfettamente il conflitto interiore che sta vivendo, un timido slancio verso un qualcosa che ancora non conosce; l'altra, Cate Blanchett, toglie il fiato, perché nessuna meglio di lei può essere simbolo di quell'eleganza e femminilità di altri tempi. Grazie poi alla regia adottata molto 'melodica', non si fa che esaltare queste sensazioni inquadrando spesso i volti, i particolari, i dettagli. Sono questi elementi ad attrarre tutta la nostra attenzione. Carol è una finestra che ci fa spiare un sofferto amore tra donne respirandone anche l'amarezza, a causa di un'epoca che non poteva tollerarlo. Viene spontaneo giocare col significato inglese del titolo perché, grazie alla splendida colonna sonora e allo stile visivo adottato, si viene dolcemente trasportati dal 'Canto' di una relazione sentimentale fatta di istintiva attrazione ma al tempo stesso disagio e inadeguatezza, note che poi si tramutano in desiderio, un desiderio che non può essere soffocato e che ha bisogno di sfogarsi nella passione.

Tuttavia nonostante la profondità raggiunta sembra mancare ancora qualcosa. Il regista ha una colpa: il film non fallisce, è vero, ma nemmeno ambisce, non riesce a far scoccare quella scintilla, quel picco emotivo tanto atteso che nella seconda parte avrebbe senza dubbio giovato allo spettatore. Purtroppo si sa che nel Cinema 'da grandi lodi derivano grandi responsabilità', di conseguenza curriculum del genere possono essere un'arma a doppio taglio. Questo è quello che ahimè accade con Carol: il film di Todd Hayes ha il suo unico limite nell'essere vittima di un contesto che ha elevato le aspettative e caricato Carol di un onere che in verità non gli apparteneva, un peso forse eccessivo da sopportare per due spalle così dolcemente tenere e delicate. Poetico. Sensibile. Femminile. Voto 7/7,5.

A cura di Marco Andreini di Project Movie su Facebook