Martedì 23 Aprile 2024

«Non vogliamo extracomunitari qui al Giardino: non è un ghetto»

Una rovente assemblea al bar. I residenti sono pronti a dare battaglia contro gli alloggi per l’emergenza

La rovente assemblea

La rovente assemblea

Lucca, 29 gennaio 2015 - E guerra sia. Senza esclusione di colpi e con un primo obiettivo già a fuoco: no agli extracomunitari nelle case «Al Giardino» di Pontetetto, no al concetto di un quartiere «ghetto», consegnato all’emarginazione e al disagio sociale. La rivolta è in atto, secondo i termini in parte emersi, a tinte forti, nel corso dell’assemblea cittadina che si è tenuta martedì sera nel bar del quartiere. E la sede dell’incontro già rivela il primo paradosso. «Avevamo chiesto se per riunirci ci potevano mettere a disposizione la sala del centro di ascolto – dicono gli abitanti –. Ci hanno prospettato una trafila infinita e così abbiamo desistito. Eccolo qua il loro concetto di ascolto». A esacerbare gli animi la risposta dell’assessore Antonio Sichi all’interrogazione sollevata dal presidente del gruppo consiliare di Forza Italia Marco Martinelli, avvenuta quasi a filo diretto in consiglio comunale. Sichi ha fatto luce sulla delibera approvata in via esecutiva, con cui in buona sostanza la giunta ci ripensa sulla demolizione di un fabbricato e opta invece per la sua ristrutturazione in modo da ricavarne alloggi da destinare a emergenza abitativa per almeno 10 nuclei di nuove famiglie. «Vergogna», è stato il commento generale.  «Qui non vogliamo case parcheggio, qui c’è bisogno di attrezzature per i bambini, che non hanno niente con cui giocare, per gli anziani, di servizi, decoro e vivibilità. Adesso ci hanno tolto persino il servizio navetta. E non provino a rifilarci la storia che hanno provveduto al “ripristino” delle corse tagliate; la novità è che aggiungeranno due corse in più nella mattina, nel periodo delle scuole, che per portarci alla stazione impiegheranno 40 minuti. A cosa ci servono?». Il progetto di destinazione dell’area oggetto di scozzo tra abitanti e Comune è cambiato, come ha asserito Sichi, per «mutate esigenze di un nuovo panorama socio-economico». «Le mutate esigenze – ribattono gli abitanti – devono per forza trasformarci in ghetto?». Un’onda di piena di rabbia che potrebbe sfociare, nei prossimi giorni, in iniziative clamorose. Intanto martedì sera nel corso dell’assemblea, presente il consigliere comunale Marco Martinelli e anche l’ex assessore Giovanni Pierami – in veste, ha tenuto a specificare, di semplice abitante della zona – è partita la raccolta di firme.  Tre i punti cardine della protesta: rigetto della delibera della giunta, che gli abitanti chiedono al Comune di revocare, no al recupero edilizio per le case di emergenza abitativa, sì a un percorso concertato che è finora mancato. «Nessuno ci ha mai interpellato – dicono –, decidono le cose sulla nostra pelle con la massima leggerezza, senza neanche ascoltarci o passare dal consiglio comunale. Chiamala democrazia». Nessuno è disposto a mollare il punto. Non bastano iniziative tese a «ricucire», «ricomporre», «mediare», come quella annunciata dall’assessore Sichi della nascita di un centro di mediazione e animazione condominiale sociale presso l’ex presidio della polizia municipale. «Ecco mancava solo questo: l’etichetta del ghetto».