Caso del carabiniere condannato. «Non deve risarcire quel ladro: non ha pagato i danni all’azienda»

La ditta derubata diffida il carabiniere dal liquidare il tunisino

Carabinieri

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Lucca, 10 maggio 2015 - Nessun mistero dietro il mancato pagamento, da parte del carabiniere condannato, del risarcimento danni al tunisino che aveva arrestato con metodi rtitenuti violenti. C’è infatti in ballo una lettera di diffida. L’hanno inviata i legali della ditta di Carraia che aveva subito il furto: intimano al carabiniere di non pagare e al tunisino autore del furto (giudicato per direttissima) di non incassare, prima che venga stabilito un valore risarcitorio congruo, poiché l’uomo di origine magrebina aveva provocato una danno all’azienda nel tentativo di rubare il rame. Ecco perché non ha ancora pagato la provvisionale il carabiniere condannato per aver usato metodi troppo violenti, secondo la sentenza emessa lo scorso novembre: sei mesi con la condizionale, con 3500 euro di provvisionale esecutiva oltre alle spese processuali. Il militare ha quindi ottemperato ad una precisa richiesta.    «La missiva è stata inviata anche all’avvocato del tunisino che però – fa sapere l’avvocato Andrea Balducci, difensore del militare dell’Arma – omette di parlare di questo fondamentale particolare a livello tecnico-giuridico. Inoltre ci informeremo dall’impresa stessa e dal pool dei loro legali se, ed eventualmente su quali somme, è stato raggiunto un accordo. Perché la ditta che ha subito danni e furto, legittimamente invoca un ristoro di natura risarcitoria». La vicenda venne a galla con il nostro scoop, che destò numerose reazioni con il sostegno al rappresentante delle forze dell’ordine da parte del sindacato nazionale ma anche di cittadini e colleghi, con tre interrogazioni parlamentari, con politici nazionali che intervennero a favore dell’appuntato, che ha anche svolto operazioni militari all’estero con brillanti risultati. Prendere 1200 euro al mese di stipendio, rischiare la vita e vedersi condannato, ha fatto discutere. Il sindaco di Altopascio Maurizio Marchetti aprì un conto corrente di solidarietà, giunto a 8mila euro e un account facebook con oltre 5mila contatti. «Non sono mai entrato nel merito della sentenza – commenta Marchetti, – che ho sempre rispettato, ho fatto quel gesto spinto anche da chi, come l’imprenditore di Montecarlo, ha donato mille euro. Se me li avessero chiesti quei soldi li avrei girati subito al carabiniere, cosa che farò entro brevissimo tempo». Il militare condannato, che ha presentato appello, non aveva la disponibilità di quanto raccolto sul conto ma, come spiegato, non avrebbe potuto pagare per questioni tecniche.