A giudizio in undici per la tragedia al rally: piloti, navigatori e addetti alla sicurezza

Il gup li manda sotto processo per omicidio colposo e omissione di soccorso

L'auto andata in fiamme e le due vittime

L'auto andata in fiamme e le due vittime

Lucca, 7 ottobre 2015 - Undici persone rinviate a giudizio per la tragica fine di Valerio Catelani e Daniela Bertoneri, 37 e 34 anni, pilota e navigatore versiliesi morti asfissiati e poi carbonizzati nel rally «Coppa Città di Lucca» dopo il pauroso incidente a bordo della loro Peugeot, avvenuto il 22 luglio 2012 a Sant’Ilario di Brancoli. Questa la decisione del gup Silvia Mugnaini che ha mandato sotto processo 11 dei 12 imputati per i quali il pm Elena Leone aveva chiesto di procedere: prima udienza l’11 febbraio prossimo al tribunale monocratico davanti al giudice Stefano Billet. Piloti, navigatori e addetti alla sicurezza devono rispondere di ipotesi di reato che vanno dall’omissione di soccorso aggravata al concorso in omicidio colposo. A giudizio per omissione di soccorso gli equipaggi composti da Giuseppe Iacomini e Davide Cozzani (di Lerici e La Spezia) in gara su una Subaru Impreza, poi Iacopo Giannecchini (di Massarosa), su Renault Clio e David Castiglioni (navigatore di Porcari) sempre su Clio. Avrebbero omesso di fermarsi e di prestare assistenza all’equipaggio protagonista del pauroso incidente, nonché di darne immediato avviso alla postazione radio immediatamente successiva.

Rispondono invece di omicidio colposo il responsabile della sicurezza del Rally lucchese, Mauro Scarpellini, ma anche i membri degli equipaggi apripista addetti alla supervisione del percorso: i lucchesi Luca Gelli, Massimo Simi, Luca Ciucci e Gianluca Simonetti, di Bruno Togni (pontederese abitante ad Altopascio), Danilo Meazzini di Pieve Santo Stefano (Arezzo). Secondo le valutazioni dell’accusa, infatti, dopo che ebbero effettuato un giro di ricognizione omisero di segnalare l’abbattimento di un muretto di cemento da parte di una vettura del rally finita fuori strada, proprio nel punto in curva nel quale si verificò poi il tragico incidente un cui persero la vita Catelani e Bertoneri. Per la Procura, la mancanza del muro di cemento fu anche un elemento che indusse in errore l’equipaggio Catelani Bertoneri, che sbagliò fatalmente l’impostazione della curva maledetta.

Gli imputati sono difesi dagli avvocati Marica Martinelli, Alessandro Di Piramo, Lodovica Giorgi, Massimo Panzani, Tiziano Simi, Michele Giorgetti, Francesca Vanni, Valeria Palmegiani, Giuseppe Groccia e Daniele Caprara. Il gup ha invece deciso il non luogo a procedere per Federico Mazzanti (navigatore di Gallicano) «per non aver commesso il fatto». Mazzanti, difeso dall’avvocato Tiziano Simi, è riuscito a dimostrare di aver segnalato al pilota la vettura di Catelani e Bertoneri appena incendiata: «Fermati, fermati!». In precedenza era stata già chiesta dalla Procura l’archiviazione per il livornese Fabrizio Bacci, presidente della scuderia Pro Racing di Livorno, (proprietaria della Peugeot poi andata a fuoco), il pilota di Montecarlo Cristiano Matteucci e il preparatore della vettura su cui persero la vita i due piloti, Silvio Terrosi di Camaiore. Archiviati dal gip.

L’atroce fine della coppia versiliese è una ferita che sanguina ancora oggi nel mondo del rally e non solo. Quella notte fatale, Valerio Catelani e Daniela Bertoneri finirono fuori strada su una curva a sinistra durante la tappa di Sant’Ilario di Brancoli. La loro Peugeot 207 S2000 si ribaltò completamente e rimase incastrata in una sorta di conca naturale a bordo strada (in corrispondenza del muretto abbattuto poco prima da un’altra vettura del Rally) che si trasformò in una trappola mortale. L’auto si incendiò e la coppia morì per asfissia da fumo, senza poter neppure tentare una disperata fuga. Poi le fiamme devastarono tutto.

Paolo Pacini