Magistratura e libertà

Il commento

Santini

Santini

Lucca, 26 febbraio 2015 - Gli eventi di queste ultime ore, devono essere una lezione per tutti. Ma dubito che ognuno di noi ne trarrà lo stesso insegnamento. L’assoluzione dall’accusa di corruzione dell’ex assessore Chiari, del dirigente Tani e di tutti gli altri personaggi coinvolti nell’inchiesta «Volpe nel deserto» perché il fatto non sussiste, mi fa principalmente pensare che chi, come me, fa il mestiere di cronista, deve stare molto attento a sbattere il mostro in prima pagina. Detto questo, a uscire con le ossa rotte dalla vicenda sono senza dubbio il sostituto procuratore Fabio Origlio e il procuratore capo Aldo Cicala. Fin qui sconfessati nettamente, mi piacerebbe sapere cosa pensano in questo momento. Giova infatti ricordare che l’azione della Procura provocò un terremoto politico che sconvolse la città, mandando anche in galera due persone, ora proclamate innocenti.  La dirompente notizia arriva nel giorno in cui il presidente del tribunale Valentino Pezzuti, accusa il nostro giornale di aver fatto una campagna di stampa sul carabiniere condannato per l’arresto violento di un ladro tunisino, definendo addirittura censurabili le critiche al giudice che ha emesso la sentenza. Nel massimo rispetto che ho dell’istituzione, la cui indipendenza è sacrosanta, sottolineo con forza di non essere d’accordo perché La Nazione ha fatto il suo mestiere dando tutte le versioni dei fatti, e la gente deve essere sempre libera di poter criticare chiunque. La magistratura non può sentirsi esente dall’essere messa sotto esame e pretendere di controllare anche le opinioni. Nessuno è invincibile né immune da errori.  [email protected]