Ex Lazzi, la bonifica non arriva, ma ecco le super-multe beffa

Il Comune notifica cartelle da 160mila euro ai titolari del cantiere che hanno vinto la causa

«BOMBA» L’area delle ex Officine Lazzi: il cantiere è fermo da 4 anni in attesa della bonifica, ma ora il Comune multa la ditta per occupazione abusiva

«BOMBA» L’area delle ex Officine Lazzi: il cantiere è fermo da 4 anni in attesa della bonifica, ma ora il Comune multa la ditta per occupazione abusiva

Lucca, 24 ottobre 2014 - La bonifica per l’area delle ex officine Lazzi a S.Anna, attesa e contesa per anni nelle aule di tribunale, annunciata, prorogata e data più volte per imminente da mesi, sembra ancora un miraggio, nonostante i dati che parlano di un elevato e allarmante inquinamento di terreno e falda. La Lazzi non ha ancora ottemperato alle disposizioni della Provincia (datate 29 marzo 2013) e il Comune non ci pensa proprio a sostituirsi alla società finora inadempiente. In ballo una spesa sui 4 milioni di euro che Palazzo Orsetti dovrebbe anticipare per poi rivalersi sulla Lazzi. Soldi che il Comune stesso non ha voluto sequestrare peraltro alla società.

In compenso il Comune ha provveduto in questi giorni a notificare due super-multe ai nuovi proprietari dell’area, per il cantiere edile fermo ormai da quattro anni. Due cartelle da quasi 80mila euro ciascuna, per un totale da capogiro che sfiora appunto i 160mila euro. Multe beffa per la «Guinigi Costruzioni srl» di Giuseppe Pardini: il Comune gli contesta infatti l’occupazione abusiva di suolo pubblico proprio per quel cantiere tra via Geminiani e via Catalani che dal novembre 2010 è paralizzato dal contenzioso sulla bonifica stessa dell’area ex Lazzi che in buona fede hanno acquistato. Una trama che sembra scritta da Kafka.

Da una parte ci sono gli enti pubblici. Come la Provincia che nel marzo 2013 ha intimato alla «Lazzi» di procedere alla bonifica «fin da subito» per ripulire il terreno dagli idrocarburi e dagli altri inquinanti rilevati. Come il Comune che ha ribadito più volte di attendere che sia la Lazzi a bonificare l’area, per non dover «spendere i soldi della collettività in questa operazione». Poi c’è il privato che pensava di investire in un affare immobiliare.

La vicenda delle ex officine di S.Anna è complessa, ma interessante. La «Guinigi Costruzioni Srl» acquista l’area Lazzi nel gennaio 2004 e nel dicembre 2009 ottiene dal Comune il permesso a costruire. Il progetto è per negozi, uffici e appartamenti su 1780 metri quadrati. Dopo alcuni mesi, la ditta appaltatrice scopre la presenza di sostanze oleose che affiorano dagli scavi del terreno e i lavori si fermano. Un’indagine preliminare di due tecnici a novembre 2010 fa scoprire il superamento di valori di idrocarburi e solventi. Del resto dal 1940 al 2000 la Lazzi qui non aveva fognature. Le analisi dell’Arpat mettono in evidenza la presenza nelle acque sotterraneee di idrocarburi policiclici aromatici (i cosiddetti Ipa), di tetracloroetilene, tricloroetilene, metalli pesanti come cromo, zinco, nichel, arsenico e piombo, ma anche mercurio. I tecnici dell’Arpat indicano in circa 11 tonnellate il materiale da rimuovere per eliminare ogni pericolo trattandosi di una bomba ecologica di circa 6.000 metri cubi. Per evitare l’espandersi delle sostanze inquinanti (attualmente arginato con un pompaggio interno) è necessario trivellare nuovi pozzi idrici, pompare l’acqua inquinata, depurarla e riametterla o in falda o in fognatura pubblica. Costo di quest’ultima operazione: circa 500mila euro l’anno, per un numero imprecisato di anni.

DA CIRCA un anno (novembre 2013) in Conferenza dei servizi è stata ribadita la necessità che la «Lazzi» proceda immediatamente agli interventi di messa in sicurezza di emergenza della falda. Nel frattempo la «Guinigi Costruzioni» ha avviato una causa civile per circa 10 milioni di euro contro il venditore, avendo il cantiere fermo in attesa della bonifica che Tar e Consiglio di Stato (dove il Comune non si è costituito) impongono alla Lazzi. Ancora nulla di fatto. In compenso ecco le cartelle da 160mila euro per il cantiere «abusivo».