La povertà morde ancora. Troppe famiglie in difficoltà

L’arcivescovo: «Educhiamo i figli alla solidarietà»

I dati della Caritas

I dati della Caritas

Lucca, 28 marzo 2015 - Oltre 1.400 famiglie vivono in condizioni di povertà, il 60 % stranieri. L’ultimo report di Caritas, che fotografa l’attività dei propri centri ascolto nel 2014, mostra un ampio strato sociale che è in difficoltà a mettere in tavola pranzo e cena, che si trova in emergenza abitativa e che, anche con bambini molto piccoli, lancia l’SOS. Con una certa spinta ottimistica, probabilmente non del tutto giustificata, si osserva che tra il 2013 eil 2014 è però da rilevare che c’è stata una decisa flessione del numero di contatti ai centri di ascolto, da 1.656 a 1.435, oltre 200 riichieste di aiuto in meno.  «E’ azzardato parlare di controtendenza - è il commento di Donatella Turri, direttrice di Caritas e Elisa Matutini, collaboratrice -, è più probabile che alcuni bisogni, ad esempio di famiglie anziane, vengano intercettati e presi in carico prima di approdare ai centri di ascolto. Molti si rivolgono direttamente alle parrocchie, per vergogna». L’emergenza è anche nei flussi di ritorno. Chi era riuscito a conquistare una posizione autonoma, fiducioso di aver svoltato, soprattutto nel 2012 è ritornato sui propri passi perchè aveva perso il lavoro o si era ridimensionato lo stipendio. Quasi il 70% di italiani e il 78% di stranieri che si sono rivolti alla Caritas ha almeno un figlio, il 73% dichiara di essere disoccupato, il 13% ha un lavoro insufficiente ai propri fabbisogni, il 60% riferisce di non essere seguito dal servzio sociale pubblico. Il titolo del rapporto 2015 sulle povertà e risorse della Diocesi di Lucca, è significativo: «Da soli». L’appello del vescovo Italo Castellani va alle famiglie. «La grande scommessa in questo momento è la spinta educativa nei confronti dei figli - ha detto -. Sarebbe bello, ad esempio, che quel cesto in parrocchia la domenica iniziasse a traboccare di bontà, sulla scorta del principio ‘tolgo qualcosa a me per dare agli altri’. Partiamo da un gesto concreto, educhiamo i figli, perchè le difficoltà di oggi non sono solo economiche ma morali, di religione, di profonda solitudine. Ed è qui che dobbiamo lavorare a fondo, nel coltivare anche nei figli il germoglio della solidarietà. Questo è il valore aggiunto e la vera sfida che può significare anche il volano economico dell’immediato domani». L’invito è anche a farsi parte attiva nelle comunità, nel delegare meno e proporsi di più. Iniziando, perchè no, magari dal proprio vicino di casa.