«L’impianto? Un salto nel buio. Così com’è, è da bocciare»

Carbonizzazione, Ercolini perplesso: «Bisogna approfondire»

Ercolini (a sinistra) insieme al presidente degli Usa Barack Obama

Ercolini (a sinistra) insieme al presidente degli Usa Barack Obama

Lucca, 27 aprile 2016 - «Il privato faccia il suo ruolo, ma nessuno ci chieda di stare a guardare: l’ipotesi carbonizzazione a Salanetti è un salto nel buio e il rischio che si cada nella sindrome dell’apprendista stregone è davvero alto». Non fa mistero delle sue perplessità sul progetto del tanto discusso impianto di carbonizzazione a Salanetti Rossano Ercolini, fondatore e leader dei Rifiuti Zero, attivista impegnato da anni sul fronte «no inceneritori» e a salvaguardia dell’ambiente, vincitore, fra l’altro, nel 2013 del Goldman Environmental Prize, il cosiddetto Nobel per l’ambiente.

Non un «no» assoluto all’impianto il suo, ma un ragionamento a tutto tondo che, in attesa di capire il reale impatto, richiama prima di tutto a una priorità: il tempo. «Rispetto alla proposta impiantistica così come formulata – spiega Ercolini –, sono contrario. Sbagliato però vietarsila possibilità di approfondire: sono dell’idea che la tecnologia idrotermale possa davvero portare delle opportunità, ma esistono delle condizioni da rispettare. Ho fatto parte del tavolo tecnico promosso da Lucense in rappresentanza del Centro ricerca rifiuti zero che si riunì nell’estate scorsa e che, proprio in un’ottica di studio, sta elaborando un report con i risultati di quell’approfondimento».

Chi fra i cittadini sosteneva di sentirsi quasi una ‘cavia’ allora aveva ragione...

«Sì. Questa tecnologia ad oggi è un pianeta tutto da esplorare. A livello tecnico, normativo e operativo ci sono ancora tante, troppe cose da chiarire. È bene concedersi l’opportunità di approfondire, capire se questo processo prevede che sia restituita al terreno l’idrocarbonizzazione, elemento questo interessante. Ma stiamo parlando di un processo, quello dell’informazione, che non può e non deve esaurirsi in un breve termine. È inspiegabile – e se vogliamo anche un po’ irritante – per pesone come il sottoscritto, da un lato laiche ma comunque interessate a discutere, che ci sia quasi una certa fretta nel voler chiudere la questione, di fronte a una materia così sconosciuta. Specialmente oggi che l’impianto consortile in fase di realizzazione a livello di Ato a Pontedera potrebbe bastare a smaltire tutto l’organico del bacino locale. Ad oggi comunque non ci sono le condizioni per realizzazioni industriali su decine di migliaia di tonnellate come quelle previste per Salanetti. Senza contare poi l’ubicazione dell’impianto».

Giusta o sbagliata?

«Salanetti è un’area che si merita di essere bonificata, non di essere aggredita. Non a breve termine».

Cos’è cambiato tra il primo e il secondo progetto proposto dalla società?

«La prima volta fui io il primo a segnalare il pericolo, quando sembrava che ci si potesse trovare di fronte a un ‘mini-inceneritore’. Il secondo progetto presenta delle diversità positive, ma ancora non sufficienti». L’ipotesi referendum sul tema è stata bocciata. Che ne pensa?

«È una domanda politica che andrebbe rivolta ad altri. Certo, sono un attivista e, in assoluto, non sono mai contrario ai referendum. Ma non biasimo né appoggio chi lo ha proposto o chi lo ha respinto».