Soldi per le fotocopie all’archivio notarile. Patteggia il funzionario incastrato dalle Iene

Otto mesi per truffa aggravata / ARCHIVISTA INCASTRATO DALLE IENE / IL SERVIZIO DELLE IENE (VIDEO)

Un'immagine del servizio mandato in onda dalle Iene

Un'immagine del servizio mandato in onda dalle Iene

Lucca, 20 settembre 2014 - ERA stato «incastrato» da un clamoroso servizio delle «Iene», sparato poi in tv su ItaliaUno il 22 ottobre dello scorso anno. Protagonista del «fattaccio» un funzionario dell’archivio notarile distrettuale di Lucca, Francesco Calabrò, 55enne di Pisa, sorpreso a chiedere denaro agli utenti in cambio della consegna veloce di copie degli atti che il suo ufficio era tenuto a rilasciare. Il tutto filmato e documentato passo per passo dai «provocatori»: dall’incontro in un bar di piazza Napoleone, alla richiesta di copie, fino alla consegna nella sede di via Burlamacchi. Con la sorprendente rivelazione finale della troupe e l’inseguimento rocambolesco dell’impiegato per le strade del centro storico. Il processo a carico di Calabrò si è concluso davanti al gup Pezzuti con un patteggiamento a 8 mesi per truffa aggravata, mentre una collega è stata assolta in rito abbreviato. SULLA VICENDA la Procura aveva infatti aperto subito un fascicolo e aveva indagato sia il funzionario dell’archivio notarile che una collega. La Polizia aveva effettuato accertamenti e ascoltato gli autori del blitz tv, l a «iena» Andrea Agrestri e l’agente provocatore Renato Bianchi, un investigatore privato. Era stato ascoltato anche il conservatore dell’Archivio notarile, il dottor Alessandro Cellerini, da tutti indicato come persona estremamente seria, e risultato infatti estraneo alla vicenda. Secondo il pm Fabio Origlio il funzionario ripreso dalle telecamere delle «Iene» aveva intascato personalmente in più occasioni piccole somme di denaro sottraendole ai diriti di visura e copia, dato che distruggeva i relativi moduli di richiesta degli utenti. ​Il danno accertato in cinque specifiche occasioni, tra il 26 agosto e il 6 settembre 2013, era stato era stato di 170 euro. Il tutto con l’aggravante di aver agito abusando delle sue funzioni pubbliche. LUI AVEVA provato a difendersi nell’interrogatorio, ammettendo di aver preso quei soldi (del resto ben evidenziati nel servizio tv), ma sostenendo che li riteneva una sorta di mancia e niente più, in cambio di un piccolo favore fatto agli utenti. Una tesi che non ha convinto nessuno, mentre per la collega dell’archivio, anch’essa poi indagata, non è emerso alcun elemento di reato ed è stata assolta in rito abbreviato.