Mercoledì 24 Aprile 2024

Crac «Eurosak»: l’ex proprietario indagato per bancarotta milionaria

La Procura ha chiuso l’inchiesta sull'imprenditore Franco Colombini

CHIUSA Una manifestazione di ex dipendenti Eurosak (foto Alcide)

CHIUSA Una manifestazione di ex dipendenti Eurosak (foto Alcide)

Lucca, 27 gennaio 2015 - Bancarotta patrimoniale e documentale per alcuni milioni di euro. Questi reati per i quali è indagato Franco Colombini, 73 anni, ex amministratore unico della Eurosak, la grossa azienda di materie plastiche di Porcari fallita esattamente tre anni fa, il 25 gennaio 2012. L’indagine del sostituto procuratore Piero Capizzoto sul crac Eurosak si è conclusa e nei giorni scorsi l’imprenditore ha ricevuto il relativo avviso, che gli dà la possibilità di farsi ascoltare o depositare una memoria prima che il pm chieda il rinvio a giudizio.

Una vicenda delicata e complessa sulla quale potrebbe dunque aprirsi un processo in sede penale a carico dell’ex proprietario. Secondo la Procura, che si è avvalsa della relazione della curatrice fallimentare Paola Del Prete e di indagini della Guardia di finanza di Lucca, Franco Colombini tra il 2008 e il 2011 avrebbe tenuto una contabilità aziendale non rispondente alla realtà, prospettando una situazione economica florida che nascondeva invece enormi problemi di bilancio che avrebbero richiesto una urgente ricapitalizzazione. Ad esempio, viene contestato a Colombini di aver contabilizzato come ricavi straordinari circa 2 milioni di euro di somme che in realtà sarebbero state destinate a pagamenti verso il consorzio Conai (Consorzio Nazionale Imballaggi) o che, in alternativa, Eurosak avrebbe dovuto comunque restituire. Contestati anche alcuni crediti messi a bilancio, in realtà inesigibili, come circa 3 milioni di euro vantati verso una società francese sulla base di una lettera di intenti per l’acquisto di una partecipazione.

Una situazione finanziaria disastrosa che portò prima alla chiusura e poi al fallimento dell’azienda (il solo Conai chiedeva indietro 8 milioni) che all’epoca aveva 77 dipendenti. La stessa sentenza di fallimento venne impugnata da Colombini con successo di fronte alla Corte d’Appello di Firenze, ma in seguito la Cassazione e quindi una nuova composizione della Corte d’Appello riaffermarono in sostanza la decisione dei giudici del tribunale fallimentare di Lucca. Va detto, peraltro, che è tuttora pendente un nuovo ricorso di Colombini in Cassazione contro la seconda sentenza di Appello.

Nel frattempo, però, l’azienda, a fronte di un debito complessivo valutato in 66 milioni di euro, è stata venduta pezzo per pezzo. Dai macchinari è stato recuperato dalla curatela poco più di un milione, mentre si punta adesso a vendere all’asta lo stabilimento di Porcari e i terreni circostanti. Una valutazione ancora ufficiosa indicherebbe una base intorno agli 8/9 milioni. In corso anche 30 azioni di revocatoria di pagamenti effettuati nella fase di concordato e ritenuti irregolari, per circa 1,3 milioni. Sempre pochi per ripianare la voragine.