Venerdì 19 Aprile 2024

Guerra all'elettrosmog, gli abitanti di Sant’Alessio bloccano il cantiere: tensione per i lavori del nuovo traliccio

Alla fine è stato necessario l’intervento di Polizia e Carabinieri. La protesta continua

LA TRATTATIVA Alcuni residenti a Sant’Alessio spiegano ai Carabinieri le ragioni della protesta che sta andando avanti da lunedì mattina. Chiedono di bloccare i lavori della nuova antenna

LA TRATTATIVA Alcuni residenti a Sant’Alessio spiegano ai Carabinieri le ragioni della protesta che sta andando avanti da lunedì mattina. Chiedono di bloccare i lavori della nuova antenna

Lucca, 28 gennaio 2015 - L’AVEVANO promesso. E l’hanno fatto. Un gruppo di abitanti di via Fonda di Sant’Alessio dove deve sorgere una nuova antenna per la ricezione di cellulari, un mostro di 38 metri in una zona dove i vincoli paesaggistici abbonderebbero, si sono messi di traverso e bloccato, sia pure per qualche ora, i lavori commissionati dalla Telecom. Alle prime luci dell’alba, appena avvertito il rumore dei mezzi della ditta incaricata, sono scesi in strada e hanno impedito che passassero dalla strada privata che sorge nelle vicinanze del cantiere che è sorto, praticamente in un battibaleno e all’oscuro di tutti i residenti, pochi giorni fa. Lunghi conciliaboli con gli operai, in un clima comunque molto tranquillo, durante i quali i lavoratori hanno ammesso di aver dato indicazioni fuorvianti circa lo scopo del cantiere durante il trasporto dei primi materiali tempo addietro.

NESSUNO, in sostanza, a domanda precisa, aveva accennato al fatto che in un campo a poco più di trenta metri da un nutrito gruppo di case e a circa 200 metri dalla scuola dovesse sorgere un antenna a servizio della telefonia mobile di Telecom e Wind. Nel corso della mattinata, sono arrivati sia una pattuglia dei Carabinieri che della Polizia per verificare quanto stava accadendo e raccogliere testimonianze e generalità dei presenti, tra i quali anche persone molto anziane ma che non hanno rinunciato a protestare per quello che ritengono un vero e proprio colpo di mano. La preoccupazione è tanta e gli abitanti si sono rivolti nella giornata di ieri a un legale per veder tutelati i propri diritti. Più di una cosa, non tornerebbe.

LA TELECOM ha avuto regolare autorizzazione da Arpat e dalla Sovrintendenza, che si sarebbe limitata a prescrivere, a fronte di un’antenna di 38 metri, la colorazione di verde della rete destinata a circondare l’antenna stessa, ma rimane da chiarire l’atteggiamento del consiglio comunale e della sua maggioranza. L’8 maggio scorso, infatti, la pratica in questione, oltre a quella di Wind e quella di un’altra antenna in altra parte del territorio comunale, doveva arrivare in aula per il voto. Il tutto dopo che l’osservatorio permanente comunale aveva dato parere negativo all’autorizzazione, organismo dentro il quale sono anche rappresentanti della giunta Tambellini, nella circostanza l’allora assessore all’ambiente Pierotti. L’8 di maggio, però, in modo mai chiarito, la discussione non avviene. Prende la parola il capogruppo Pd Francesco Battistini che spiega: «Ci sono stati passaggi importanti con i gestori e osservazioni dell’osservatorio, a fronte di questo mutato quadro, chiediamo la possibilità di rinviare a poi queste valutazioni». Le pratiche non sono mai più tornate in consiglio.

DI FATTO, mentre Battistini parlava, era già scaduti i tempi: ovvero i 90 giorni entro i quali il Comune avrebbe dovuto dare il suo parere per non incappare nel silenzio assenso, visto che la richiesta di Telecom risaliva all’agosto del 2013. Dunque nell’ottobre del 2013 Telecom avrebbe già potuto procedere. La compagnia telefonica avrebbe avuto il via libera comunque impugnando la decisione del consiglio che però non si è assunto nemmeno l’onere di assumersi la responsabilità di un voto. In modo peraltro schizofrenico rispetto a quanto definito dall’osservatorio. Ma su tutta la vicenda ci sono altri due dubbi che aleggiano. Primo: perché non è stata individuata la zona, posta vicino al cimitero del paese, di pertinenza pubblica e che avrebbe consentito di far introitare il canone al Comune anziché a un privato come sta accadendo? Secondo: il decreto 259 del 2003 prevede, al comma 10 dell’articolo 87, che «le opere debbono essere realizzate, a pena di decadenza, nel termine perentorio di dodici mesi dalla ricezione del provvedimento autorizzatorio espresso, ovvero dalla formazione del silenzio-assenso». Telecom avrebbe dovuto chiudere i lavori entro l’ottobre dello scorso anno.