Cronenberg, il regista del corpo, re del Lucca Film Festival: "Qui rivedo tutta la mia vita"

E' il "padre" di film come "Il Pasto Nudo" e "Crash". Ora, tra Lucca e Viareggio, tutta la sua produzione sarà sezionata in retrospettive e mostre DI GIOVANNI BOGANI LUCCA FILM FESTIVAL, CRONENBERG OSPITE D'ONORE

Il regista Cronenberg

Il regista Cronenberg

di Giovanni Bogani

Lucca, 16 febbraio 2015 - David Cronenberg è uno dei registi più straordinari, più “cult” al mondo. Può fare anche film “normali”, ma dentro ci sarà sempre un germe di follia, di delirio. David Cronenberg è l’autore de “La mosca”, de “la zona morta”, di “Videodrome”. Di un film pazzesco come “Crash”, dove i protagonisti rivivono gli incidenti stradali più celebri, massacrandosi e macellandosi volontariamente. E’ il regista del “Pasto nudo”, dove una macchina da scrivere diviene una specie di insetto carnivoro. E’ il regista di “Cosmopolis”, con cui Robert Pattinson si liberava dall’etichetta di teen idol. Corpi. Corpi malati, corpi in disfacimento, corpi mutanti.

Un repertorio infinito di mutazioni, in cui l’essere umano diviene una macchina, un animale, un alieno. Il sistema naturale di Cronenberg non somiglia a quello di Linneo o a quello di Darwin. E’ un incubo surrealista. A Cronenberg è dedicato il Lucca Film Festival 2015, che si terrà dal 15 al 20 marzo. E che per la prima volta si fonde con EuropaCinema di Viareggio. Una grande retrospettiva dei suoi film, e tre grandi mostre. La prima delle quali si è aperta già domenica, 15 febbraio, a Lucca alla Fondazione Ragghianti. Abbiamo raggiunto il regista canadese via Skype, per farci raccontare tutto, o quasi, di lui.

Mister Cronenberg, verrà a Lucca in occasione del festival?

“Ci terrei molto a venire. Ma per motivi personali, indipendenti dalla mia volontà, non posso sapere se sarà possibile. Ho invitato tutti i miei collaboratori, sceneggiatori e attori a rappresentarmi al posto mio, perché tengo moltissimo a questo evento”.

La mostra “Evolution”, che si apre domenica alla fondazione Ragghianti, raccoglie cento tra oggetti di scena, foto, disegni, schizzi, filmati mai visti. Che effetto le fa?

“Mi ha dato l’impressione di vedere in un attimo tutto quello che ho fatto nella vita, sia come regista che come uomo. E’ un po’ come si dice accada quando stai per morire, e rivedi tutta la tua vita”.

Una sezione della mostra è nel Museo Puccini, ed è dedicata a “M. Butterfly”, il suo film con Jeremy Irons devastato da una passione omosessuale. Quanto conta Puccini per lei?

“Mia madre era pianista: fin da piccolo ho vissuto in una casa nella quale la musica, e in particolare Puccini, era parte integrante. Mi è venuto naturale immaginare una storia che prende le mosse dalla ‘Butterfly’ di Puccini. Anche se nel mio film i ruoli sono invertiti: un occidentale si suicida per un orientale, al contrario di quanto avviene nell’opera”.

In generale, quali sono i suoi rapporti con l’Italia?

“Sono cresciuto a Toronto in un quartiere pieno di italiani. Per me l’Italia è la musica che sentivo uscire dalle case dei vicini”.

Una seconda mostra, “Red Cars”, si inaugura all’Archivio di Stato di Lucca, negli ex Macelli.

“Nasce da un film sulle Ferrari che non ho mai fatto. Avrebbe dovuto interpretarlo Mel Gibson. Era un omaggio a uno dei bolidi da leggenda, la Ferrari 156, soprannominata ‘Shark nose’ per il muso a forma di squalo”. Ha passione per le Ferrari? “Una passione immensa. Ne ho avute tre in vita mia. Da piccolo avevo un triciclo rosso, la mia grande passione. Le Ferrari sono l’evoluzione di quel triciclo che amavo”.

Una terza mostra, “Chromosomes”, sarà allestita alla Gamc, la galleria di arte moderna di Viareggio. Che cosa ci sarà?

“Ci saranno 70 fotogrammi, elaborati e stampati su tela, come se fossero divenuti dei veri e propri quadri . dagli strumenti ginecologici usati da Jeremy Irons in ’Inseparabili’ alle mani che carezzano le carrozzerie di auto in ‘Crash’ a teste che esplodono...”.

Nel catalogo, interventi di Viggo Mortensen e dello scrittore di fantascienza William Gibson. Una persona che ha visioni come le sue crede nell’aldilà, crede in Dio?

“Sono ateo, non credo nell’aldilà, perché noi siamo solo corpo. Il centro dell’esistenza umana per me è il corpo”.

Il corpo è sempre stato importante nei suoi film.

“Nei primi film, lo era al cento per cento. Poi ho prestato attenzione anche alla psicologia; ma anche la parte psicologica fa parte del nostro corpo. Il corpo è il tema di tutti i miei film. Come se prendi un diamante, lo puoi guardare da mille punti di vista, ma resterà sempre un diamante. Il corpo è il mio diamante”.

La sua vita personale è così stravagante come i suoi film?

“No, è molto comune, molto borghese. Ho una moglie e tre figli. Siamo una famiglia molto convenzionale”.

Ha progetti nuovi?

“Sto scrivendo il mio secondo libro mentre il mio primo romanzo, ‘Divorati’, ha interessato molti produttori. Potrebbe diventare un film o una serie tv; ma non sarò io a dirigerlo, anche se il progetto dovesse andare a buon fine”.

E la risposta lascia aperti alcuni dubbi sulla vicenda personale, e persino sulla salute, di questo grande genio del cinema, classe 1943.