Tentato omicidio nell'oliveto: il gup nomina un terzo perito

Coreglia: slitta la sentenza per il cacciatore. La vittima è tetraplegica

 Marco Zappelli (il primo da sinistra) mentre esce dal tribunale scortato dalla polizia

Marco Zappelli (il primo da sinistra) mentre esce dal tribunale scortato dalla polizia

Coreglia (Lucca), 20 luglio 2016 - Una terza perizia di tipo balistico e medico legale. Questa la decisione presa ieri dal gup Silvia Mugnaini nell’udienza preliminare dove è comparso ieri mattina Marco Zappelli, 58enne di Ghivizzano, accusato di duplice tentato omicidio nei confronti di Gianfranco Barsi, operaio di 49 anni di Vitiana di Coreglia e del figlio Riccardo. I due periti ascoltati ieri, quello della difesa e il comandante del Ris dei carabinieri di Roma, colonnello Paolo Fratini per il pm Mariotti, hanno espresso considerazioni quasi diametralmente opposte sulla volontarietà dei colpi esplosi dal cacciatore. Il gup intende fare ulteriore chiarezza e ha rinviato tutto all’udienza del 13 settembre, anche se la sentenza in rito abbreviato (rito chiesto dagli avvocati difensori Paolo Mei e Vincenzo Locane) slitterà ulteriormente.

In particolare si dovrà stabilire quale sia stata l’esatta traiettoria dei colpi esplosi dal cacciatore, che aveva ferito quasi mortalmente al collo Gianfranco Barsi. Il drammatico episodio avvenne sabato 7 novembre a Vitiana: Zappelli, che stava andando a caccia, sparò all’operaio che stava lavorando col figlio nel proprio oliveto, dopo un banale diverbio dovuto proprio all’attraversamento della proprietà agricola da parte del cacciatore. Tre i colpi esplosi. Uno quasi fatale al collo. Gianfranco Barsi, dipendente della cartiera Tronchetti di Piano di Coreglia, stramazzò a terra esanime. E’ sopravvissuto, ma è tetraplegico, costretto a complesse terapie riabilitative nel centro specializzato di Montecatone, nei pressi di Imola, dove è ricoverato.

I familiari sono stati aiutati in questo difficile percorso dall’Asl e dall’azienda Tronchetti. Ma la strada è ancora lunga. Intanto sperano di ottenere giustizia, assistiti dall’avvocato Alessandro Garibotti. Ieri in tribunale si sono trovati a pochi passi dall’uomo che ha sparato quei colpi di fucile. Ma lui, l’imputato, non ha avuto il coraggio di dire loro neppure una parola.