Spari nell'oliveto, Barsi è a casa. La moglie: "Non dimenticateci"

Il ritorno a Vitiana dopo 15 mesi dal terribile episodio. "Ci danno 700 euro al mese per l'infermiera, ma le ore a disposizione sono poche: così non ce la facciamo"

Il luogo del tentato omicidio; nel riquadro, Gianfranco Barsi (Borghesi)

Il luogo del tentato omicidio; nel riquadro, Gianfranco Barsi (Borghesi)

Bagni di Lucca (Lucca), 19 gennaio 2017 - Gianfranco Barsi, da due giorni, ha fatto ritorno nella sua casa di Vitiana, dal 7 novembre 2015 quando fu gravemente ferito da un colpo di fucile sparato da distanza ravvicinata da un cacciatore al termine di una banale discussione. La conseguenza della scarica di pallini ricevuti nel collo gli procurò la lesione completa del midollo spinale con la paralisi totale degli arti, rendendolo tetraplegico. Il responsabile di quell’atto, Marco Zappelli di Ghivizzano, è stato di recente condannato in prima istanza dal Tribunale di Lucca a 12 anni di carcere. Da quel tragico pomeriggio del novembre 2015, Gianfranco non ha fatto più ritorno a casa, prima ricoverato all’ospedale di Cisanello (Pisa) e, dalla fine di giugno 2016, al Centro di Riabilitazione di Monte Catone ad Imola (Bologna).

La moglie Nadia Muzzarelli, che in questi 15 mesi lo ha sempre amorevolmente assistito e i due figli Riccardo, 19 anni e Rebecca 11 anni, hanno accolto con gioia questo ritorno, dopo ben 15 mesi, del marito e del papà, nella piccola casa di Vitiana, appositamente risistemata con lavori mirati per renderla accessibile all’infermo, lavori eseguiti grazie anche all’aiuto di colleghi e amici che in questo periodo si sono mobilitati con generosità per portare solidarietà concreta alla famiglia Barsi. La moglie Nadia vuole prima di tutto ringraziare la Misericordia di Piano di Coreglia che ha provveduto gratuitamente al trasporto di suo marito da Imola fino a Vitiana, procurando anche un mezzo più piccolo per passare dal tratto di strada stretto che conduce all’abitazione. Ma se la situazione adesso sembra potersi stabilizzare, rimangono comunque in essere molte preoccupazioni per quanto riguarda l’assistenza di cui abbisogna l’infermo.

«L’assistenza dell’Usl nella Media Valle in questi casi è minima – spiega NadiaMuzzarelli – perché mi passeranno solo 700 euro al mese per mettere sotto contratto un’infermiera specializzata, ma le ore che potrò pagarla per l’assistenza sono veramente poche. Da sola non ce la posso fare, anche fisicamente. Siamo felici che Gianfranco sia tornato ma adesso inizia la parte più difficile da sostenere. Speriamo di non essere lasciati soli specialmente dalle istituzioni pubbliche».