Inchiesta rifiuti: "Scarti industriali, lotta inascoltata da anni"

Confindustria interviene ricordando l'impegno ambientale delle aziende del distretto e aggiunge: "Che questa possa essere almeno l'occasione per fornire risposte istituzionali"

Una pattuglia della Guardia di finanza

Una pattuglia della Guardia di finanza

Lucca, 21 settembre 2016 - "Una vicenda che getta ombre e discredito sul comportamento delle aziende del distretto cartario lucchese, un distretto unanimemente riconosciuto all'avanguardia per l'attenzione alle tematiche ambientali". Ad intervenire sulla vicenda scandalo rifiuti, emersa da un'inchiesta della Dda di Firenze e affidata alla Guardia di Finanza, è Confindustria Toscana Nord, che rimarca l'impegno ambientale delle stesse aziende, sottolineando come negli anni la burocrazia abbia impedito alle aziende del settore di effettuare pratiche di smaltimento in loco. "La gestione degli scarti industriali è una questione che, a fianco delle aziende cartarie, cerchiamo di risolvere da oltre 30 anni con il coinvolgimento delle istituzioni, senza che venissero fatte scelte precise: un'inerzia che ha portato le imprese all'impossibilità di individuare soluzioni definitive".

"Una prassi come la raccolta differenziata - continua Confindustria - ha senso proprio grazie all'operato delle aziende che riutilizzano la carta da riciclare. Tuttavia, la raccolta differenziata viene effettuata in modo imperfetto e le aziende dedicate al recupero, non sono in condizione, neanche con le più sofisticate tecnologie, di escludere la presenza di impurità. Queste impurità rimangono nella carta, andando a costituire il cosiddetto scarto di pulper. Tale scarto deve essere smaltito dalle cartiere come rifiuto. I competitor di oltre frontiera seguono le indicazioni delle migliori tecnologie individuate dalla Comunità Europea e bruciano questi scarti per produrre energia; in tal modo, non solo non hanno costi di smaltimento, ma riescono anche ad abbattere notevolmente i costi energetici. E' evidente che lo smaltimento in loco, oltre ad avere minore impatto ambientale, è anche molto più facilmente controllabile. Di contro, le nostre aziende, a causa dei ripetuti dinieghi autorizzatori, non sono mai riuscite a dotarsi di impianti e sono costrette a inviare gli scarti a chilometri di distanza, tramite la necessaria intermediazione di soggetti terzi abilitati".

"Confidiamo - conclude l'associazione - che questa vicenda possa fornire finalmente l’occasione per indurre le istituzioni a fare scelte di fondo più in linea con i principi ambientali comunitari, che consentano di garantire la continuità della raccolta differenziata e sostenere un distretto che comprende circa 180 aziende e più di 8000 addetti e conta un fatturato complessivo di 4,3 miliardi di euro (dati Centro Studi Ctn). Infine, entrando nello specifico dei fatti, non possiamo sapere quale sarà l'esito dell'iter giudiziario, ma è già certo il grave danno che la strumentalizzazione della vicenda ha recato ad un settore vitale per la nostra economia".